BACK TO THE BASICS: il blog


Replying to INCONTRO FORTUITO

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  1. Posted 15/5/2022, 18:37

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    Tutta imbacuccata, infreddolita, ti accucci sotto l’ombrello cercando di affrettare ancora il passo sotto il diluvio che stasera proprio non accenna a diminuire d’intensità.
    Finalmente volti l’angolo e imbocchi l’ultimo rettilineo che ti porterà a casa, ma, d’improvviso, ti prende una strana inquietudine, rallenti, vorresti, d’istinto, tornare indietro. Ma dove? E, soprattutto, perché? Non sai spiegartelo: casa tua si trova in fondo a questa strada, è lì che devi tornare.
    Ti dici che la stanchezza di una lunga giornata di lavoro ti sta giocando qualche brutto scherzo, ma intanto hai rallentato il passo e ti guardi attorno, cauta.
    Il rumore secco di colpi di pistola ti gela all’istante: che sta succedendo, ti chiedi mentre l’inquietudine si è voltata immediatamente in panico, da dove…?Dal vicolo distante pochi metri da te senti delle urla e tu, invece di fare la cosa più saggia ed andartene, muovi un passo in quella direzione tenendoti ben stretta all’ombrello, quasi fosse la tua unica difesa. Al tuo secondo passo qualcosa sfreccia fuori dal vicolo, come un sacco di stracci oppure…Sgrani gli occhi quando ti accorgi che, accasciato al suolo, c’è un uomo, svenuto evidentemente, che stringe ancora una pistola. Così passi dal panico alla curiosità di sapere cosa sta succedendo esattamente.Il vicolo è cieco ma si allarga velocemente divenendo il piazzale di un deposito abbandonato. Al centro di esso due figure stanno lottando illuminate, a tratti, dai pochi lampioni ancora funzionanti. Nascosta dietro un cassonetto dei rifiuti dopo qualche attimo riesci a vederli più chiaramente e, soffocando un grido di sorpresa, riconosci uno dei due.
    E’ il tuo ex ragazzo che, come passatempo, fa il vigilante mascherato. “Che razza di passatempo…” , pensi oziosamente mentre osservi il logo per porta sul braccio. D'altronde l’hai lasciato proprio per questo: chi riuscirebbe ad amare una specie di fenomeno da baraccone, sempre a correre pericoli assurdi, senza nessuna prospettiva di una vita normale. Eccolo lì, che gira in tondo con quell'altro tipo armato di coltello. Dall’ultima volta che l’hai visto ti sembra ancora più orribile, mette quasi paura. Indossa un’uniforme scura, ora; il viso è coperto da un cappuccio e anche gli occhi sono coperti, nascosti da un paio di lenti a specchio. Porta, adesso, i capelli lunghi, raccolti a coda di cavallo che, a causa della pioggia e del sangue gli si sono tutti attaccati addosso ed allo spadone che porta dietro alla schiena; a completare l’armamentario, ai fianchi porta un cinturone con due pistole. Sanguina da una spalla e da vari tagli superficiali che deve avergli fatto il tipo.
    Mentre ti chiedi come mai lui si stia difendendo a mani nude, senza nemmeno estrarre almeno la spada, il ceffo, che non è affatto ben messo a causa di un occhio che gli si gonfiando vistosamente e un labbro spaccato da cui gronda sangue, decide di affondare. Lui ferma l’attacco a mezz’aria bloccandogli il polso e, senza sforzo apparente, accompagnato da un suono orribile, quasi… liquido, glielo spezza. Poi, con la stessa mano, lo colpisce con un fortissimo manrovescio mandando al tappeto.
    Tutto avviene in un lampo ma l’urlo del ceffo ti rimane nelle orecchie, ancora e ancora. Una parte di te si chiede cosa ci fa lì, che ha paura, che quell'urlo non ti uscirà mai dalle orecchie, resterà lì come un sottofondo di orrore, per tutta la vita. Tuttavia rimani lì, dietro quel cassonetto, ormai troppo terrorizzata per muoverti, mentre lui si avvicina al ceffo lentamente; con la stessa sconcertante lentezza calcia via il coltello e poi… eccolo che in lampo lo ha sollevato e, senza sforzo, lo ha letteralmente appiccicato al muro. Ecco… sta parlando… aguzzi le orecchie, cerchi di capire cosa dice.
    “Allora Bruno io sto perdendo la pazienza, smettila di piagnucolare. Su, dimmi quello che voglio sapere, così ti lascio in pace”.
    “Vaffanculo, bastardo!! Cosa vuoi da me? Io non so niente, di quel tipo…Chi cazzo lo conosce? Non lo conosco…Mi hai capito?… Mi hai…”
    “Bruno, Bruno… Non dirmi bugie… “.
    Ha avvicinato il suo viso a quello del suo antagonista… Mio Dio, pensi, quest’esperienza se la ricorderà finché campa, il tipo. Ma non pensavo che lui fosse così… era tranquillo, dolce quando io e lui… ora invece sembra un mostro, anzi è un animale che si diverte con la preda!…
    “Avanti, Bruno, dove si nasconde? Possiamo andare avanti anche tutta la notte...”
    Devi andare via, dici tra te e te, basta, quello là non è il tipo gentile, un po’ imbranato, premuroso che hai imparato ad apprezzare. No quel tipo là è uno schizofrenico, un pazzo, hai fatto bene, pensi, a lasciarlo dopo tutto quello che ti ha fatto passare, le sue assurde rivelazioni… No! No! Non pensarci più e vattene da lì!Fai qualche passo indietro e ti allontani dal cassonetto quando un’ombra ti passa davanti: è quell’altro, quello con la pistola che, evidentemente, era rimasto solo stordito dal volo di poco fa. Non ti ha visto intento com’è a puntare la pistola e…
    “Attento!!!”, urli con tutto il fiato che hai in gola, ma così attiri l’attenzione verso di te e ti ritrovi a gambe all'aria per il violento spintone ricevuto dal tipo che urla a sua volta.
    ”Ehi, stronzo! Prima ti ho preso solo di striscio, bastardo, ma adesso ti ammazzo!” .
    Ecco che prende la mira, ma lui è sempre più veloce: infatti ha già estratto una delle sue pistole dalla foggia strana e ha tirato il grilletto.Nessuna esplosione, nessun lampo. Si sente solo un sibilo sordo e l’urlo agghiacciante del ceffo con la pistola che subito dopo si accascia a terra; stavolta sembra più morto che vivo. Mentre ti rialzi, ormai bagnata fradicia, lo scorgi che ora ha puntato l'arma contro l’altro.“ Allora Bruno, adesso passiamo alle cattive: la vedi questa? E’ una frusta neurale. Non uccide ma blocca tutti i centri nervosi per un po’ e fa male, un male cane: la tua frattura moltiplicata per dieci. Allora, che mi dici?”.
    Bruno prende a piangere. “ No, no! Basta, ti prego, parlo…io parlo…ma tieni lontano quell’affare! Lui e la sua banda si sono rintanati nella vecchia caserma abbandonata dopo il ponte a V…”
    “So dov’è Bruno, grazie. Ora dormi per un po’ ” e col calcio della pistola lo colpisce proprio dietro l’orecchio facendolo svenire.
    Poi si gira verso di te e mentre mormora tra sé qualcosa circa una trappola ti si avvicina. Sembra che non ti abbia ancora riconosciuto, così ti avvicini al lampione più vicino cercando di dominare il tremore. Lui non rallenta, se è sorpreso di certo non lo dà a vedere, solo lo senti mormorare tra i denti il tuo nome.Per quanto tempo restate l’uno di fronte all’altra? Non lo sai. Poi, alla fine, la voce ti ritorna.
    “Sei ferito”
    “…"
    “Quel tipo lì, che gli hai fatto? L’hai ucciso?”
    "…"
    ”“Ma dì qualcosa!?! Cosa sei diventato, mi sembri…"
    “Cosa ci fai qui?”
    “Stavo ritornando a casa. Ricordi? E’ proprio qui dietro”
    “Casa…tua?…”
    Stavolta sembra sorpreso, confuso, te ne accorgi subito.
    “Già, scusa, hai ragione. Mi era proprio passato di mente. Torna a casa, allora, che qui è tutto finito.”
    “Ma cos’è successo? Perché ti sei accanito con quei due? Cosa…”
    “Hi-Le è morta, Sara. L’hanno uccisa”
    Hi-Le Huan te la ricordi, certo che te la ricordi! Mite, gentile, sembrava la saggezza fatta persona. Era quasi una madre per lui…lui che una madre non l’ha mai avuta ...Ti viene da piangere, ma devi capire.
    “Come…Come…”
    Niente, non riesci a finire la frase ma lui ha capito. Ti ha sempre capito al volo, ti dice una voce lontana lontana.
    “Una bomba, nel suo appartamento… Non abbiamo neanche potuto…il suo corpo dilaniato…”.
    Sembra una marionetta rotta, adesso, si è ingobbito e forse sotto quell’orribile maschera…
    “Levati la maschera, ti prego. Così, così mi fai paura…”
    Ti avvicini ma lui fa un passo indietro: sembra che si sia già ripreso.
    “Và via, Sara! Non è posto per te, questo. Apparteniamo a due mondi diversi, ormai. Resta nel tuo, al sicuro. Non voglio che ti accada nulla, mai più."
    “E tu perché ci rimani, nel tuo?” Urli.
    Lo odi quando fa il retorico, l’eroe a tutti i costi.
    “Non puoi avere anche tu una vita normale, come me, come tutti noi?”
    “Io sono un mostro, me l’hai detto anche tu, una volta. Sono un disadattato, un egocentrico, uno schizofrenico che ha la pretesa di voler cambiare un po’ di mondo attorno a lui. Peccato che non sempre me lo permettano. Ed ora và a casa!”
    Dal bracciale sinistro lancia un filo di nylon che si aggancia chissà dove; un attimo dopo è sparito, non c’è più.
    Resti lì a farti bagnare dalla pioggia ancora un po’, poi, guardandoti attorno, ti ricordi di quegli altri due, svenuti a due passi da te.
    Corri a casa senza nemmeno raccogliere l’ombrello, chiedendoti se riuscirai a prendere sonno, stanotte.

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