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  1. SOLO COME UN CANE: IL VIALE DEL TRAMONTO DI DYLAN DOG di Pietro Zerella

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    By aver2330 il 15 April 2014
     
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    Se é vero che la storia del fumetto, come la Natura, non compie salti improvvisi, dobbiamo pur ammettere che esistono dei momenti in cui “subisce” delle improvvise e brusche accelerazioni. Esiste un personaggio che più di ogni altro esemplifica questo concetto, una figura carismatica che ha segnato in maniera profonda l’immaginario dei lettori italiani: Dylan Dog. A cavallo tra gli anni ’80 e quelli ’90 l’indagatore dell’incubo divenne un vero e proprio fenomeno di costume, toccando incredibili vette di popolarità (e tirature milionarie!), riuscendo a coinvolgere persino quella componente di lettrici che si erano sempre sentite lontane dal mondo del Fumetto. Inevitabilmente un successo del genere scatenò uno sfruttamento massimale del “marchio” che invase le edicole con una miriade di testate collaterali. Furono prodotte migliaia e migliaia di tavole che (anche a causa dell’abbandono di Tiziano Sclavi, creatore e nume tutelare di Dylan) portarono ad un progressivo abbassamento della qualità media. Il trono di Dylan cominciò ad emettere sinistri scricchiolii. Le vendite calarono (e calano) in maniera repentina e anche il consenso non fu più così universale. Oggi la testata di Dog rimane la seconda più venduta in Italia dopo Tex ma è anche quella che ha subito la maggiore emorragia di lettori. I motivi di questa crisi sono molteplici. Esiste un motivo fisiologico: nessun personaggio conserva all’infinito il suo potenziale innovativo e la sua carica emozionale. Come noi umani anche gli eroi di carta invecchiano e, malauguratamente, Dylan Dog è invecchiato male. Ai suoi albori, il protagonista era un curioso uomo sulla trentina, eternamente squattrinato ma ricco di una bruciante forza interiore che lo spingeva a tuffarsi, senza rete di protezione, nelle trame più oscure e aggrovigliate. Si opponeva alle creature dell’incubo con la forza dei suoi sogni e delle sue speranze, combatteva le tenebre con la luce della sua anima entusiasta e debellava la morte stessa con la sua gioia di vivere. Era un giovane eroe, forte, coerente e sicuro dei suoi ideali dai quali non derogava per nessuna ragione. In questa ambientazione “solare” le sue frequentissime escursioni nell’universo femminile con le “fidanzate di giornata” avevano una precisa ragione di essere, arricchendo la trama e portando, talora, alla luce figure di notevole spessore. Persino le freddure stralunate di Groucho vivevano del loro stesso non senso e la galleria dei comprimari riusciva ad esprimere interpreti credibili. Il tono stesso delle vicende , con un utilizzo dello splatter senza mascheramenti perbenistici, veniva sapientemente innaffiato con forti dosi di ironica “allegria”.


    Con l’andare del tempo, l’allegria inacidì in malinconia, tutto assunse un sapore di stantio e il “povero” Dylan fu tramutato in una sorta di perpetuo impiegato dell’horror, tristanzuolo e senza prospettive che si trascinava da un avventura all’altra solo per timbrare il cartellino di presenza. Usati all’infinito, tutti gli ingredienti della narrazione sono diventati una pappa dal sapore indistinto. Groucho appare, ogni volta di più, una macchietta petulante e fastidiosa, l’immancabile scena di sesso assomiglia sempre di più ad un atto dovuto nei confronti dei lettori , molti dei personaggi di contorno sono stati eliminati e quelli che , come Bloch, sopravvivono sono ridotti al mero ruolo di spalla. Il problema di fondo è che il nostro indagatore non coinvolge più, non emoziona e non stupisce….Il simbolo degli “Outcast” è diventato una rotellina dell’ingranaggio portandosi sulle spalle il peso sempre più gravoso delle sue elucubrazioni e della sua rassegnazione. Questo stato pre-comatoso non poteva sfuggire al papà letterario di Dylan. Tiziano Sclavi non riconosceva più come tale la sua creatura. Da questo suo malessere (e dal calo di vendite di cui abbiamo accennato) è nata l’esigenza di sottoporre il personaggio ad una profonda revisione che potesse, per quanto possibile, riportarlo sulla retta via. La realizzazione di questo “progetto” è stata affidata al “controverso” golden boy del Fumetto italiano, Roberto Recchioni ma per vederne i frutti dovremo attendere ancora qualche mese. Le voci che trapelano parlano di un ritorno allo “Splatter” più esplicito e del tentativo di esplorare nuove tematiche narrative.


    Nelle intenzioni degli Autori, il “nuovo” Dylan Dog dovrà tornare ad essere un personaggio vivo ed in crescita, le sue storie dovranno tornare ad essere spaventose e spiazzanti, disgustose e divertenti. L’appuntamento è per il settembre 2014, solo allora vedremo se l’impresa è riuscita! E vedremo anche tante altre cose sulle testate collaterali: il Maxi Dylan Dog Old Boy con storie inedite ma dalle connotazioni classiche, l’Almanacco che avrà come punto di riferimento l’ispettore Bloch e il suo paesino da pensionato, il Color Fest in cui verranno coinvolti Autori di nicchia come Ausonia e Akab e lo Speciale che si concentrerà sul Pianeta dei Morti creato da Alessandro Bilotta. Basteranno queste iniziative a salvare Dylan dall’oblio? Nessuno di noi può saperlo ma io, nonostante tutto, lo spero!!
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Comments
  1. Gigi1
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    il punto è che ormai le storie fanno schifo: gli sceneggiatori hanno poche idee e brutte.
     
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  2. Pietro Zerella
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    Vero...ma dopo mille e più storie, non può essere che così!!
     
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  3. Tmk
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  4. Pietro Zerella
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    Cambiamenti radicali si profilano all'orizzonte ma saranno anche miglioramenti...Dalle prime e frammentarie voci, non sembrerebbe...
     
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