BACK TO THE BASICS: il blog


Replying to PROGETTO 10 Capitoli 10 e 11 di Igor Della Libera

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  1. Posted 26/7/2013, 19:35

    8tkx



    10-
    Bastò un pugno ben assestato, vibrato con la giusta forza, nemmeno eccessiva, perché il setto nasale di Angel Carrizo si rompesse e il sangue iniziasse a colare sulla sua bocca.
    L'agente dell'F.B.I dopo la fuga roccambolesca del suo compagno lo aveva consegnato alle cure di un persuasore. Carrizo quando vide entrare quello strano individuo pensò si trattasse di uno scherzo. Non era così e lo scoprì subito. Gli fu immediatamente chiaro che dietro il casco anti sommossa con la visiera calata, su cui era stato vergato malamente un emoticon triste con della vernice rossa, si nascondeva un sadico spietato.
    La cosa terribile non erano le botte selvagge o il modo con cui faceva dondolare una mazza di gomma prima di accarezzargli le rotule e le spalle, ma le frasi con cui intervallava la sua opera di persuasione.
    -In questo momento altri uomini come me si stanno occupando dei tuoi compagni. Il Meridiano ha deciso che sono state aperte troppe finestre ed è arrivato il momento di chiuderle, ovviamente per voi personaggi secondari questo significa che tornerete da dove siete venuti.
    Non era facile rispondere a quel tipo, ma Carrizo trovò la forza di farlo e insieme alle parole sputò il sangue che gli era rimasto in gola.
    -Non ha senso quello che dici, torturami, ma risparmiami questa follia. Cosa volete dal mio amico? Ci siete voi dietro all'inondazione e al terremoto? Immagino che non uscirò vivo da questa stanza... il minimo che puoi fare è soddisfare la mia curiosità.
    -Ti stai sentendo?- disse il persuasore puntando la mazza sotto il mento di Carrizo - la tua data di scadenza è vicina. Un personaggio la raggiunge quando nella sua struttura tutto è ormai irrimediabilmente minato da stereotipi sociali, caratteriali e narrativi. Hai mai pensato alla tua vita prima di entrare in scena? Non l'hai fatto perché è stato deciso così. Dovevi essere il compagno un po' stronzo di uno dei protagonisti, tu e gli altri non eravate che riempitivi.
    -Perché stai perdendo tempo con me? Perché non sei lì fuori a cercare il mio amico?
    -Io mi occupo delle pulizie. Sistemo i bug del World Web. Tu adesso ne fai parte. E' intervenuto un fattore che il Meridiano non si aspettava. L'eliminazione tua e degli altri è stata anticipata.
    -Sei uno di quei bastardi del sistema che spaccano le ossa e frantumano la mente oppure sei solo un sadico maniaco che crede di vivere in un videogioco e magari a forza di uccidere, di pulire come dici tu non hai più sensibilità... chi è tra noi due il vero stereotipo?
    -Basta così. Prima di cancellarti voglio farti vedere di cosa sei fatto.
    Appoggiò la mazza in terra e allungò la mano per togliere da un fodero un pugnale dalla lama seghettata.
    -Lo ammetto quanto sto per farti sa di già visto, ma ho imparato in anni di servizio passati a rimuovere i problemi del World Web, che il modo migliore per mostrare quello che uno ha dentro di se è aprendolo come un pesce. Si inizia da sotto al collo...
    Carrizo avvertì la punta della lama che gli entrava nella pelle, non fu doloroso, poco più di una puntura. Seguì una stilla di sangue e la consapevolezza questa si orribile che lo avrebbe eviscerato e che lui avrebbe visto l'operazione riflessa nella visiera del casco.
    -Non farà male perché quando capirai chi sei, cosa sei sempre stato, questa verità farà sparire il dolore, il sangue, la rabbia e l'impotenza, tutti codici inseriti nel tuo personaggio legati a questa situazione. E' arrivato il momento di mostrare la realtà del virtuale.
    Aveva ragione, quel bastardo aveva ragione. Carrizo pensò questo quando non sentì più la lama che ne tranciava la carne, quando il sadico si fermò un attimo prima di affondare il braccio nello squarcio che aveva aperto.
    Lo ritirò e tra le dita fasciate di nero non c'erano budella e organi, ma stringhe di 010101, interiora in formato html e c'erano parole come “messicano” “amico di” “università” “stereotipi culturali sulla fine del mondo”, c'era la sua anima, la sua vita ridotta in tag identificativi.
    -E' tutto vero.- Carrizo pronunciò queste parole lentamente e per la prima volta non era qualcosa che avrebbe detto seguendo un programma prestabilito, nel momento della sua cancellazione, in quel breve istante che precedette la sua scomposizione, il suo ritorno al ventre ribollente del World Web, solo in quel breve istante si sentì davvero libero.

    ***

    yiyv




    11-

    Trina si chiese per quanto tempo fosse rimasta priva di sensi. Aveva appena aperto gli occhi, lentamente perché anche quel gesto così' semplice le procurava dolore. Non riusciva a capire ancora cosa ci fosse sopra di lei che la schiacciava in terra facendole baciare il suolo fangoso. Provò a muoversi scoprendo che una spalla era sicuramente slogata e l'altro braccio doveva sobbarcarsi tutto lo sforzo e fare da leva. Aveva solo dei flash confusi sugli ultimi avvenimenti, come pennellate di ricordi che sbiadivano subito.
    Lasciò stare quelle memorie, doveva uscire da quella situazione. Era singolare come ogni senso disconnesso dal colpo improvviso, affogato nell'incoscienza, riprendesse a funzionare con fatica. Si pentì che il suo naso fosse di nuovo in grado di sentire gli odori perché la puzza di sangue e morte fu terrificante e le arrivò addosso come un onda.
    Fu quasi sul punto di vomitare, ma poi si ricordò di certi insegnamenti, di come la mente non fosse altro che un computer e come tale, concentrandosi, si poteva disabilitarne certe funzioni e focalizzare tutta la ram umana di pensiero ed energia solo su alcune di queste. Le serviva tutta la sua forza e le sue capacità di sopravvivenza. Fu in quel momento che sollevando la schiena senti contro di questa il telone rigido del gommone. A quel punto la sua vista si stava abituando sempre di più a quell'ombra maleodorante e così iniziò a distinguere i bordi dell'imbarcazione e in quel preciso istante pezzi del mosaico mnemonico trovarono l'incastro giusto.
    -Stavamo tornando alla clinica da mio fratello, sembrava che il peggio fosse passato che le acque per quanto possibile dopo il disastro fossero tornate calme...
    Il braccio sano era sul punto di cedere, ma affondò le dita nel terreno e poi diede un colpo secco e la cosa che la copriva si mosse e andò a sbattere contro il gommone rovesciato facendolo tremare.
    Ora trina poteva contare su un piccolo squarcio, un taglio sopra la sua testa da cui filtrava una luce fredda. Non era molto, ma era un punto di riferimento. Le sue gambe erano ancora bloccate dall'ingombro, ma queste non avevano risentito dell'urto ed era in grado di muoverle e di farle sgusciare da sotto al peso. Una volta libera puntò diretta verso lo squarcio. Era come se rinascesse di nuovo. Tornare alla luce dal buio fangoso era peggio che emergere da una sacca di placenta. Fortuna che trovò uno dei suoi corti bisturi, sopravvissuto a quell'incidente. Tenne la spalla slogata ferma e con l'altro braccio iniziò ad incidere la cerata del gommone allargando la breccia.
    Quando la luce le baciò il viso sorrise. L'apertura era abbastanza grande da farla passare e lo era anche da spazzare il buio in cui era rimasta fino a quel momento. L'odore di morte uscì fuori come un genio malvagio dalla lampada. Si voltò e capì finalmente da cosa provenisse e cosa l'avesse schiacciata contro la terra zuppa non solo d'acqua.
    -Greyson...
    Riuscì solo a dire, mentre usciva dal tutto dal gommone. Guardò in direzione del vicino. Il collo spezzato dall'impatto aveva spinto la testa in modo innaturale contro la spalla sinistra. Gli occhi erano chiusi, la bocca pure anche se Trina ebbe l'impressione che non lo fosse.
    Uscita fuori iniziò ad indietreggiare dal gommone. Il motore si era staccato ed era a pochi metri affondato nella terra. Una delle eliche emergeva come una pinna di squalo. Indietreggiò ancora inciampando su qualcosa. Cadde e il suo viso finì quasi addosso alla faccia pallida bagnata del cattolico.
    Gli uomini del suo equipaggio erano tutti morti? Li aveva condotti verso un destino peggiore di quello a cui li aveva sottratti. Non doveva pensarci. D'istinto per non cadere sopra il cadavere usò il braccio dolorante e la scarica fu terribile, i nervi saltarono o almeno a lei sembrò che succedesse. Si girò di lato affiancando il cadavere del religioso e guardandolo da quella posizione vide che il crocifisso che portava si era conficcato all'altezza del petto poco sotto al cuore. Non era stato quello ad ucciderlo, ma il piccolo pezzo di metallo e argento emergeva dal vestito come in una rappresentazione distorta del Golgota.
    Trina rimase lì distesa con il sole impallidito dalle nuvole che la fissava. Non poteva vederlo ma un uomo in un elegante abito scuro la stava osservando. Pensò di aver fatto un buon lavoro. Niente di trascendentale. Si era occupato egregiamente di quel ramo secco. In quel momento il suo auricolare iniziò ad illuminarsi. C'era una chiamata in arrivo.
    -Missione compiuta- rispose alla domanda che gli era stata posta.
    -Ho operato il taglio. Il soggetto ha dimostrato un'ottima capacità di adattamento alle situazioni.
    La voce all'altro capo iniziò ad agitarsi e un'ombra attraversò il volto dell'uomo elegante.
    -Non ci sono state intromissioni però terrò gli occhi aperti. Un aereo ha detto? Vorrà dire che guarderò il cielo. Trina deve arrivare alla conclusione che abbiamo predisposto. Lo farà. La clinica è dietro la collina che sto guardando, farò in modo che se ne accorga anche lei, un bel finale per il mio capitolo...
    Cercava di tranquillizzare il capo, ma era evidente che non poteva farlo. Non aveva mai sentito il Meridiano così agitato.
    -Se come dice sono in grado di interferire con i modelli precostituiti, se l'hanno già fatto inserendo personaggi loro con motivazioni diverse da quelle che hanno i nostri costrutti, se hanno dalla loro il potere della flatline e delle anime digitali avrò bisogno di rinforzi io sono solo un Cutter, servono Persuasori e Tessitori.
    La comunicazione si chiuse con un ordine perentorio.
    Trina in quello stesso momento riaprì gli occhi. Si era riposata fin troppo. Lasciò i cadaveri dietro di se dopo aver speso una preghiera veloce e iniziò a salire la collinetta che si trovava alle sue spalle.
    Una volta in cima non credette ai suoi occhi. Chiunque avesse provocato l'incidente di cui ancora non ricordava i dettagli non era riuscito ad impedirle di arrivare a destinazione.
    Davanti a lei c'era l'edificio vittoriano che ospitava la clinica dove era rinchiuso suo fratello. Prima di tutto doveva occuparsi della spalla e poi avrebbe pensato ad un piano per portarlo fuori da quel posto infernale.
    Chi poteva aiutarla era morto e adesso era sola. Guardò il cielo. Non credeva in dei misericordiosi eppure non le era rimasta che una speranza, quella che forse si era sempre sbagliata, che c'era davvero lassù, tra le nuvole, qualcuno che potesse ascoltarla.
    In un primo momento pensò che quello che stava sentendo non fosse il rumore di un aereo, che fosse solo il parto sonoro di una mente in cerca di un appiglio, una mente pronta a trovarlo anche in un' allucinazione, un un barlume di irrealtà. Si voltò sapendo che avrebbe trovato il cielo sgombro, solo nuvole come zucchero filato stantio.
    L'aereo però c'era e volava a bassa quota e da come si stava muovendo sembrava che l'avesse vista.

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