BACK TO THE BASICS: il blog


Replying to PROGETTO 10 Capitoli 12-14 di Roberto Manzoni

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  1. Posted 7/8/2013, 12:25
    Progetto 10

    3md3



    Interludio 1


    “Il nostro uomo con una squadra d'assalto è già sul posto per il prelievo del soggetto, anche se le comunicazioni sono momentaneamente interrotte possiamo considerare la questione quasi risolta. Per quanto riguarda il resto, secondo i calcoli fatti, le scosse dovrebbero verificarsi entro cinque ore”. Mentre parlava il Segretario di Stato osservava le figure presenti, passando dal generale Worsword, al colonnello Naysmith, pezzo grosso della CIA, ai tre uomini dei quali persino lui non conosceva l'identità.
    Si trovavano in una grande sala di uno dei lussuosi Hotel di Washington, su una delle pareti venivano proiettate in tempo reale le immagini dell'alluvione di Savannah. I presenti parlottavano tra loro mentre ascoltavano distrattamente la sua ricostruzione degli ultimi eventi. “L'esercito raggiungerà la zona entro sei ore, le eliminazioni saranno completate appena la squadra sarà sul posto. Secondo quanto predisposto dai nostri uffici la Guardia Nazionale e la Protezione Civile non intensificheranno il loro intervento almeno per le prossime otto ore”. La fredda analisi di un massacro voluto, questo pensava mentre guardava avvicendarsi le immagini sullo schermo.
    L'alluvione non sarebbe stata niente rispetto al maremoto imminente, “Un massacro, sarà un massacro.”, le parole uscirono quasi soffocate dal peso della responsabilità che avrebbero dovuto sostenere, lui e tutta l'amministrazione, Presidente incluso. “Signor segretario la smetta di soffermarsi sui fatti secondari. La sospensione del progetto significherà chiudere l'accesso alla matrice, le conseguenze avranno una portata globale, qualcosa filtrerà di sicuro, abbiamo già predisposto come e quando, ma non possiamo prevedere quanto dell'intera faccenda diverrà di dominio pubblico.”
    Le parole colpirono il segretario con violenza, aveva la gola secca e l'agitazione lo faceva sudare, sapeva bene che delle teste che sarebbero inevitabilmente cadute, la più preziosa sarebbe stata quella del vice segretario. Una fortuna, dal momento che quella più appropriata sarebbe stata la sua. Questo sarebbe accaduto se il Presidente fosse stato davvero un uomo con gli attributi e non un inutile accessorio nelle mani di questi illustri personaggi.
    12
    L'aereo rimbalzò più volte sulla superficie dell'acqua prima di troncarsi in due parti, Trina vide la parte posteriore fermarsi sulla riva e la parte anteriore proseguire la sua corsa per un centinaio di metri prima di abbattere il chiosco per le esche vive di Ernie.
    Mentre la pioggia diminuiva d’intensità insieme allo sferzare del vento, provò ad avvicinarsi alla parte anteriore dell'aereo, quello che le risultava più vicino, ma il dolore proveniente dalla spalla slogata la costrinse ad appoggiarsi ad un muro fatiscente. Sperava con tutto il cuore ci fosse almeno un sopravvissuto, aveva un disperato bisogno d'aiuto. Lacrime di frustrazione le irrigavano le guance, confondendosi con la pioggia, quando dai rottami vide uscire due figure umane. Brian sorreggendo il signor Yuichi si allontano un po’ dai rottami che temeva potessero prendere fuoco e sistemò il ferito in prossimità di una barca rovesciata.
    Guardandosi intorno, non poteva trattenere lo sgomento per quello che stava osservando. L'inondazione del fiume aveva sommerso quasi completamente la cittadina, solo piccole porzioni di terra erano ancora emerse. Su una di quelle si trovava lui, il signor Yuichi e a una trentina di metri di distanza una ragazza. Le corse incontro ed aiutandola ad alzarsi la portò vicino al suo sfortunato compagno di viaggio. Non avevano ancora proferito parola, quando la ragazza esordì: “ O'Kelly? Brian O'Kelly, sei tu?”, rimase per un lungo momento sorpreso, ma d'improvviso la riconobbe, “Trina, bisturi Trina”, la ragazza sorrise nonostante la sofferenza, “ Hahaha... ugh, non mi ci chiama più nessuno così, non ho la più pallida idea di cosa tu faccia qui e, sinceramente, non me ne frega un cazzo, ma ho una spalla slogata e tu devi aiutarmi!”. Senza risponderle, il ragazzo si volta cominciando ad incamminarsi verso la parte posteriore del velivolo, dal quale stavano uscendo Kevin e Nick. Brian li aveva quasi raggiunti, quando da dietro gli giunse la voce della ragazza, stava urlando qualcosa: “Uomini armati! Brian, uomini armati!”.
    Quella ragazzina li aveva visti nonostante avessero prestato attenzione, tanto peggio, in fondo doveva recuperare il ragazzo con gli occhiali e il bambino nel collegio, gli altri rappresentavano solo un contrattempo. Brian ed i suoi amici non vedevano nessuno, il sole era calato ed i nuvoloni coprivano una grossa porzione di cielo. Trina, intanto, aveva convinto il signor Yuichi ad aiutarla con la spalla. Nonostante fosse ferito ad un fianco ed avesse una gamba fuori uso, fece del suo meglio. Soffocando l'urlo, provocato dall'intenso dolore, con l'aiuto di un fazzoletto ed un pezzo di legno, Trina senti l'articolazione della spalla tornare a posto. Tremante, bagnata fradicia e dolorante si voltò in direzione dei tre ragazzi: “Toglietevi di lì, mettetevi al riparo!”, non poté trattenere una smorfia di dissenso, quando si accorse che i tre ragazzi stavano andando da lei.
    I tre ragazzi si stavano unendo alla giovane ed al tizio ferito, una volta identificato il ragazzo giusto avrebbe eliminato gli altri. Una cosa facile facile se non fosse per quello sgradevole particolare... non vedeva quel figlio di puttana di Duke da nessuna parte, eppure sapeva che l'avrebbe trovato qui... la matrice non sbagliava mai.
    I soldati in tenuta d’assalto furono presi alle spalle, Duke aveva avuto tutto il tempo di inquadrare bene i bersagli. Quattro uomini erano caduti prima che i rimanenti capissero che gli spari provenivano dalla parte posteriore dell’aereo caduto, altri due furono abbattuti prima che i rimanenti quattro rispondessero al fuoco mentre si mettevano al riparo. Stava perdendo troppo sangue nonostante avesse tamponato l’emorragia che il proiettile gli aveva provocato nel perforargli lo stomaco; doveva tenerli impegnati almeno fino a quando Brian e gli altri non si fossero mossi.

    Interludio 2


    Il terzo Brandy scese più rapidamente dei due precedenti, Wallace Grenland, segretario di stato della Casa Bianca stava condannando volontariamente migliaia di persone ad una morte atroce. Con mano tremante si versò il quarto, quando un ometto basso e grassottello gli si avvicinò con aria cordiale: “ Tra le ventimila e le trentacinquemila unità, questa è la previsione calcolata dalla matrice, ma possiamo affidarci al calcolo di un sistema imperfetto? Dove gli errori si stanno moltiplicando di ora in ora? Un progetto lungo mezzo secolo reso vano da una manciata di ragazzini di meno di dieci anni, si rende conto?”. Forse era l’effetto dell’alcool o forse erano state davvero le parole dell’ometto, ma aveva una gran voglia di prenderlo a schiaffi, “ Come, come potremo mai spiegare quello che stiamo facendo?”, l’ometto sorrise, quel viso tondo con gli occhietti piccoli e la bocca grande lo faceva apparire un diabolico folletto, “ Spiegare? Spiegare cosa? Non c’è nulla da spiegare, stiamo lavorando per loro, sta lavorando per loro. Personalmente non so neanche cosa sia il progetto 10, so solo che ci abbiamo investito una fortuna. L’equilibrio stesso del sistema economico mondiale dipende da come gestiremo l’intera faccenda. Non lo dimentichi mai, neppure per un momento.” Sì, l’avrebbe volentieri picchiato. Questo pensiero gli strappò un mezzo sorriso. Anche l’ometto si versò un brandy e lo allungò con acqua prima di incamminarsi verso la sala grande, dove continuavano impietose a scorrere le immagini satellitari dell’alluvione di Savannah. Una grande agitazione regnava nell’intera sala, questo videro i due uomini quando la porta fu aperta. “ Cosa succede?” L’ometto nel rispondere non riuscì a trattenere la sorpresa: “ Il maremoto.” Wallace Grenland, trasalì, “ Il maremoto? Ma mancano ancora sei ore.” L’ometto con un'alzata di spalle scompare dentro la sala: “ Cosa le avevo detto? Non possiamo fidarci del calcolo di un sistema imperfetto”.

    13


    L’intrico di case e capannoni nascondeva al piccolo gruppo le immagini dello scontro a fuoco, ogni tanto il rumore di uno sparo, o quello delle scariche dei fucili d’assalto faceva capire che Duke stava concedendo loro del tempo preziosissimo.
    Brian, Kevin, Nick, Trina e il signor Yuichi avevano scoperto di avere una destinazione comune: il Pratchett Institute of High School. “ Ma come è possibile? Conosco quella scuola da quando ero bambina, non c’è nessun laboratorio segreto lì dentro! C’è mio fratello, per quello non potevo andarmene, non potevo…”, le parole si strozzavano in brevi singhiozzi, gli occhi le si riempirono di lacrime al pensiero del signor Grayson e degli altri passeggeri del gommone. Brian, poggiandole una mano sulla spalla sana, cercava di consolarla: “ Troveremo tuo fratello: secondo Duke e il signor Yuichi la chiave di tutto si trova proprio in quella scuola. Non ci resta che raggiungerla, decideremo lì il da farsi” Poi, rivolgendosi a tutti: “Muoviamoci fintanto che Duke tiene impegnati i nostri inseguitori.”
    Kevin sollevò la ragazza come fosse una bambina: “Di trina mi occupo io, tu Brian facci strada, in fondo questa una volta era la tua città”. Nick intanto aveva aiutato Malcolm Yuichi ad alzarsi, così il piccolo gruppo si incamminò verso la loro meta. Raggiunsero il muro di cinta nel più assoluto silenzio, improvvisamente Malcolm Yuichi lo interruppe: “ Dovrete lasciarmi qui, non riuscirei a raggiungere l'interno della scuola”.
    Oltre il muro di cinta tutto il primo piano e buona parte del secondo erano sommersi. Nella tetra luce di quel macabro tramonto il giardino che circondava l'enorme palazzo sembrava avere assunto le sembianze di un fossato. Per raggiungere il terzo piano avrebbero dovuto nuotare per una cinquantina di metri in quella pozza nera che un tempo era il fiorente giardino.
    Estraendo la sua automatica e poggiandosi al muro, si rivolse al piccolo gruppo: “ Là dentro ci deve essere qualcosa di importante, qualcosa che mette in relazione questa tragedia con un progetto segreto riguardante il World Web, dovete trovare quel laboratorio. Io cercherò di rallentarli finché potrò: buona fortuna.”
    Nascosto dietro a un grosso motoscafo, l'uomo valutava attentamente la situazione. L'abilità del mercenario era tale che non avrebbero potuto muoversi fino a che non l'avessero abbattuto: più facile a dirsi che a farsi. Le avevano provate tutte per toglierlo di mezzo, ad avere la posizione migliore era quel figlio di una buona donna. Era rimasto con soli quattro uomini, le comunicazioni con il centro operativo si erano interrotte da più di trenta minuti ormai, questo non era previsto, aveva comunque almeno quattro ore per finire il lavoro, questo pensava mentre avvertì la scossa di terremoto. Contò almeno altre due scosse prima che il vento cessasse all'improvviso... Il maremoto? No, non era possibile: mancavano ancora diverse ore! Istintivamente si volto a fissare la foce del fiume: “ Arriverà in meno di un'ora e mezza.”

    Interludio 3


    Wallace Genland era ubriaco mentre a bordo della sua limousine, raggiungeva la Casa Bianca. Aveva ancora vivide nella propria mente le immagini satellitari dell'onda. Il terribile tsunami avrebbe colpito di lì a poco le coste della Georgia, della Carolina del sud e della Florida. Era ancora preso da quei pensieri quando l'auto sbandò improvvisamente invadendo la corsia opposta.
    Il frontale con il furgone fu tremendo, il grosso veicolo blindato si infilò dentro il Rose caffè con uno schianto terribile. Wallace vide con orrore le lamiere dell'auto spuntargli dal petto e dalla pancia, ma non era l'entità della ferita a spaventarlo, erano quelle stringhe di 010101 fuoriuscite dal suo addome a farlo.

    14


    Da una delle finestre del terzo piano osservò il gruppo congedarsi da Malcolm Yuichi e dirigersi verso di lui. Li avrebbe eliminati subito, in modo rapido e molto doloroso, poi avrebbe pensato al ragazzino... sorrise; e, anche se sotto il casco antisommossa quel sorriso non lo si poteva vedere, era lo stesso dell'emoticon rosso cremisi disegnata sul suo casco.

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