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  1. PARLIAMO DI FUMETTI di Luigi Riggio

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    By aver2330 il 22 Sep. 2020
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    Premessa: adoro Neil Gaiman. E sia il titolo che lo stesso articolo sono stati ispirati da “Questa non è la mia faccia”, la sua raccolta di saggi edita dalla Mondadori. Detto questo, negli interventi dedicati al fumetto espone le sue idee in merito e per la maggior parte (se non proprio tutte) sono giuste e meritano una riflessione.
    Il Sommo vede nei fumetti una fucina per la sperimentazione, un luogo dove la creatività non ha limiti e chiunque può mettere su carta le proprie idee e qualcuno, da qualche parte, vorrà leggerle; i fumetti sono “bastardi”, fusione di tanti generi. In massima parte ha ragione, visto che nei fumetti c’è arte, letteratura, critica sociale, poesia (a seconda della storia e di chi la racconta), storyboard per un film… Ma allora viene spontanea una domanda: perché il fumetto fatica a trovare una sua dignità?
    Forse perché viene comunque visto ancora come lettura d’evasione… Ma anche “evasione” non significa mancanza di qualità; forse è una sorta di “fratello povero”… Ma povero de che?!? Se si vanno a leggere alcuni comics americani o anche manga giapponesi, ci sono opere che, in un modo o nell’altro, lasciano il segno.
    Penso sia perché certe persone hanno la puzza sotto il naso e una (in)sana presunzione su quello che si ritiene letteratura “alta” e “bassa”, distinzione (anche questa) un pò desueta. A questo proposito, Gaiman pensò che l’uscita del Batman di Tim Burton potesse far guadagnare al fumetto la dignità che meritava, farlo uscire dall’ombra… Col senno del poi, si può dire che in parte è successo, ma dall’altra il risultato sullo schermo non ha retto il paragone con l’originale: Alan Moore, da sempre critico riguardo le sue opere sullo schermo, fu talmente stanco di vedere brutti film realizzati dai suoi fumetti che decise di rinunciare ai guadagni da essi ricavati (almeno così dice la leggenda). Non è che posso dargli tanto torto: in un precedente articolo ho mostrato come i risultati siano stati altalenanti, qualcosa è stato lasciato da parte e qualcos’altro ha proprio fallito (anche se, contrariamente a quello che pensano i due Vati, La Leggenda degli Uomini Straordinari non è così male preso come passatempo. Dimenticandosi che non c’azzecca nulla con l’opera originale). Lo stesso Nei Gaiman dichiarò di provare sollievo quando trascorre un altro anno senza che abbiano fatto un brutto film su Sandman… Quando il progetto di un film su Sandman di e con Joseph Gordon-Levitt non andò in porto, io pensai candidamente che fosse perché Gaiman aveva posto il veto su esplosioni, mazzate a gogò e amenità varie: su Sandman non c’era niente di tutto questo, quindi per i produttori non aveva senso farlo. Fu proprio Moore a dichiar...

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    Last Post by aver2330 il 23 Sep. 2020
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  2. NOI E I FUMETTI di Luigi Riggio

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    By aver2330 il 21 July 2020
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    Giuro, non avevo alcuna intenzione di parlare di quello strafalcione del cartello della Feltrinelli, ma a quanto sembra mi toccherà ripetere cose già dette e ridette più altre riflessioni.
    Incominciamo con l’individuare gli errori del suddetto cartello: innanzitutto, “fumetti” è il loro nome, non un qualche termine semplicistico e/o dispregiativo come “giornaletti” (io, da piccolo, li chiamavo “giornalini”); “graphic novel” non indica invece i fumetti tout court ma volumi autoconclusivi che spesso hanno pochi legami con le serie regolari e che, impropriamente, potremmo dire essere di qualità medio-alta e/o sperimentale e di argomento vario; “anime” è un’errore, se possibile, anche peggiore: indica NON i fumetti di provenienza giapponese, ovvero i manga, quanto il loro adattamento televisivo; passiamo a “Nuvole Parlanti”, che proprio non capisco da dove lo hanno preso… Un amico ha detto che è il nome di una fumetteria, io mi ricordo un sito con questo nome, ma in linea di massima è comunque inadatto.
    Onestamente, quando ho visto il cartello, non mi sono indignato o arrabbiato, nemmeno deluso… Ero rassegnato. In fondo, siamo in Italia: da noi la cultura fumettistica, nonostante alcuni grandi nomi, è perlopiù sotto le scarpe e si pensa di abbellire qualcosa cambiandole il nome: collaboratrice domestica (alias cameriera), collaboratore scolastico (insomma, il bidello), operatore ecologico (ovvero lo spazzino), ecc. Altrove la figlia di Alan Moore scrive tesine sul lavoro del padre, vengono erette statue in onore di grandi fumettisti, in Giappone erigono una riproduzione a grandezza naturale di Gundam… Da noi? Beh, noi dobbiamo accontentarci di una (grossomodo) velata disapprovazione, di una risibile approvazione e di ragazzi che se gli menzioni la Marvel ti rispondono “Ah si, quella dei film” (credetemi, è successo). In realtà quello dei fumetti è un mondo molto più vasto e sfaccettato, un media in cui fondere disegno e scrittura, dove puoi veicolare molto più facilmente concetti complessi nelle forme più varie… Quindi come è possibile questa pluriennale sottovalutazione?
    Riflettendoci un pò su, mi sono posto un’altra domanda: e se non fosse anche colpa di noi appassionati? Trattando il fumetto come un “fenomeno di nicchia” e noi come emarginati, non è che abbiamo finito per “adagiarci” su questa definizione e diventare settari a nostra volta? Perché intendiamoci: come per dipinti, libri,ecc. anche gli appassionati sono divisi tra coloro ai quali piacciono i comics americani, quelli a cui piacciono i manga, quelli che leggono solo fumetti di produzione italiana e via discorrendo. Alcuni sono così legati al proprio genere, agli eroi con i quali sono cresciuti ...

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  3. QUAL'E' IL VERO VALORE DI STRACZYNSKI? di Luigi Riggio

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    Comics USA
    By aver2330 il 18 Mar. 2020
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    In un’intervista di tanto tempo fa, visto il successo della maxiserie Rising Stars J. Michael Straczynski venne paragonato ad Alan Moore e Neil Gaiman. Lui si schermì rispondendo che, nella strada del fumetto, Moore e Gaiman sono sulla strada principale mentre se girate un angolo, in un posticino, c’è lui. Aveva ragione. Ho amato alla follia Rising Stars sebbene abbia iniziato dal numero due (l’uno sto ancora cercando di recuperarlo), ma rileggendolo dopo tanto tempo ha perso un pò di smalto; certo il cambio continuo di disegnatori non ha aiutato, così come la pubblicazione a singhiozzo, ma sono proprio i personaggi a non essere rimasti così impressi: volendo fare un paragone, pur se invecchiato Watchmen di Moore segna ancora il passo e Rorschach è diventato quasi un personaggio iconico… Cosa che non è successa al Poeta o a Ravenshadow, o a qualcun altro di Rising Stars. L’idea non era nemmeno male: invece dei soliti supereroi, qui i poteri erano capitati a dei bambini, poi ragazzi, che hanno dovuto imparare a conviverci; non sono mai stati dei veri eroi, ma almeno alcuni ci hanno provato. E’ una storia che fa presa, sono tutti ben caratterizzati, sbavature narrative quasi assenti… Ma allora cosa manca? E’ presto detto: manca quel di più, quella “potenza narrativa” che rende una storia, una saga, eterna. Ad esempio, molta più potenza narrativa l’avrà Midnight Nation, con la sua attenzione agli ultimi, a quelle persone che a forza di essere ignorati sembrano quasi scomparire dal mondo, nonché con il suo proporre un’alternativa al solito rapporto tra bene e male, tra Dio ed il Diavolo. Però, ancora, viene superato (nonostante l’apporto di un Gary Frank in stato di grazia o quasi) da uno dei numi: stavolta Neil Gaiman.

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    Perché diciamocelo, poche opere nella storia del fumetto hanno una potenza narrativa come il Sandman di Gaiman: una storia nella storia, una storia delle storie, dove le tessere di un domino surreale si incastrano pian piano fino al climax finale. Inoltre Gaiman, con Death, sorella di Morfeo, ha creato un personaggio che ha acquisito una fama superiore a quella del protagonista. Altro punto è la carriera: Alan Moore, oltre a Watchmen ha dato vita anche a V for Vendetta e From Hell, creando un trittico difficilmente superabile, a cui poi ha aggiunto League of Extraordinary Gentleman, Promethea, Top10, Tom Strong, dimostrando una certa ecletticità; Neil Gaiman, anche solo con Sandman è da “giù le mani”, ma anche quando dimostra una certa flessione come in 1602, oppure quando ricicla sé stesso come n...

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    Last Post by aver2330 il 18 Mar. 2020
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  4. RITORNO AL FUTURO (2099) di Luigi Riggio

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    Negli anni ’90 la Marvel creò una linea editoriale con storie ambientate nel 2099 e con protagonisti non i suoi soliti personaggi, ma i loro “eredi”, e le storie erano ambientate in un mondo ormai dominato dalle grandi aziende (su tutte l’Alchemax, principale spina nel fianco degli eroi) ed in cui la gente crede in Thor e negli dei di Asgard (vengono chiamati “thoriani”). Recentemente sono riuscito a recuperare e a leggere (in alcuni casi RIleggere) parte dell’Uomo Ragno 2099 e tutti i numeri del mensile degli X-Men 2009, per cui ho pensato di fare una sorta di bilancio. Diciamo che come ambientazione e temi non c’è molto di nuovo… Ma gli eroi?

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    DESTINO 2099- Si può dire che è l’unico personaggio “originale”, ovvero appartenete all’universo Marvel originale (ovvero dei giorni nostri): infatti un uomo chiamato Victor Von Doom si ritrova nel futuro, con Latveria comandata dallo spietato cyborg Tiger Wylde. Senza quasi memoria e con una tecnologia ormai obsoleta, viene ben presto ridotto a mal partito; curato, si dota di una nuova armatura ipertecnologica e si circonda di compagni appartenenti al clan zingaro Zefiro, pronto a prendersi Latveria e la sua vendetta. Intendiamoci: Victor Von Doom non è e non sarà mai un eroe. Però questo Destino è come minimo un antieroe, machiavellico e con una ferrea determinazione e ricorda molto quello dei giorni nostri. Purtroppo, il successivo ritrovamento della memoria porta ad un peggioramento con conseguente cambio di look e la conquista degli Stati Uniti. Di gran lunga la collana migliore, con un occhio alla tradizione e una all’esplorazione del ciberspazio grazie anche a Cavo, in grado di viaggiare attraverso di esso come se fosse una cosa naturale. Si segnala anche la zingara Fortune, lettrice di carte e capo del clan Zefiro, nonché braccio destro di Destino: certo a lei non piace Wylde, ma con il tempo nutrirà dubbi anche sul sovrano attuale, di cui non sempre capisce i metodi. Da segnalare John Francis Moore ai testi e Pat Broderick ai disegni: un’accoppiata decisamente efficace.

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    X-MEN 2099- I tempi cambiano, ma i mutanti sono sempre malvisti e perseguitati. Se non si trattasse di mutanti, si potrebbe dire che somigliano più ai Difensori: gli X-Men del 2099, infatti, cessano presto di essere un vero e proprio gruppo ed i membri si sparpagliano ai quattro angoli. Figure chiave sono X’ian, il loro primo capo, colui che li ha radunati in nome di Charles Xavier, Magneto e Maestro Zhao (capo di una formazione “intermedia”); dotato di una mano che distrugge e di una...

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    Last Post by aver2330 il 11 Sep. 2019
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  5. MARCHIO-X di Luigi Riggio

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    By aver2330 il 29 July 2019
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    Letture vecchie e nuove sull’ X- Universe mi hanno ispirato alcune considerazioni:
    1) Ma era proprio necessario che la Scuola Xavier restasse un luogo nascosto? Se era vero all’inizio, con il passare del tempo ci mancava anche che i Vendicatori venissero a prendere il tè. Bene fece Morrison a portare tutto alla luce del sole, anche se magari era meglio che fosse rimasta una scuola solo per mutanti… Bene disse il Bruce Banner di Terra-X: l’errore di Charles Xavier è stato tenere tutto nascosto. Del resto, se uno ci riflette, anche nel mondo reale esistono scuole speciali: la scuola Xavier, visti anche i movimenti anti-mutanti e le “cure” che appaiono ogni 2x3, può benissimo funzionare come una vera e propria scuola non solo per sfornare elementi per gli x-gruppi, ma anche per insegnare ai ragazzi e a chi ne ha bisogno a gestire i propri poteri e a reinserirsi nella società. Tra l’altro, come illustrò, se non erro, Joe Casey, più che l’odio per il diverso, al giorno d’oggi i mutanti sarebbero la moda del momento. Bisogna un po’ aggiornare il paradigma.

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    2) X-FORCE- Premessa: a me i Nuovi Mutanti stavano simpatici. Ma è anche vero che, nonostante i loro drammi e le loro tragedie, non hanno avuto una loro direzione propria finché Cable non li ha forgiati in un gruppo più attivo; certo, si sono scontrati perlopiù con le varie versioni del Fronte di Liberazione Mutante e piano piano il loro ruolo è diventato ancora più secondario, ma senza X-Force gente come Warpath, Sunspot, Cannonball e Rictor non avrebbero saputo dove andare. Pensateci bene: Sam Guthrie si è forgiato nel fuoco, è un X-terno/High Lord, ma “promosso” negli X-Men non ha più brillato e anche nei Vendicatori non mi sembra abbia raggiunto sai quale livello; Roberto DaCosta aveva imparato a volare e a lanciare raggi, ora sembra avere al massimo i suoi poteri normali e non ho ben capito che ruolo abbia adesso (gentilmente, riempite la lacuna se potete); James Proudstar se non milita in una delle tante formazioni viene pressoché ignorato nonostante la sua forza, velocità e resistenza sia arrivata a livelli eccelsi (lasciamo stare le storie in cui impara a volare perché mi sembra pacchiano); Boomer è desaparecida. Inoltre, come dimostrano le varie testate con il nome X-Force, c’è e ci sarà sempre bisogno di un gruppo a cui affidare le missioni più sporche e cattive, quelli con un ruolo più “attivo” rispetto al gruppo principale.

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    Last Post by aver2330 il 29 July 2019
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  6. CHI E' CHI? di Luigi Riggio

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    By aver2330 il 11 Feb. 2019
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    Rivedere in un link Bill/David Carradine che discute su Superman mi ha fatto pensare. Di norma sappiamo che i supereroi mascherati hanno un’identità (più o meno) segreta, ma esistono almeno tre casi in cui la distinzione tra chi essi sono in realtà non è così netta…
    SUPERMAN- Partiamo proprio dal capostipite. Bill afferma, non senza ragione, che Clark Kent è la maschera di Superman: lui non diventa qualcun altro quando mette il costume, lui è l’Uomo d’Acciaio anche quando si sveglia al mattino. E’ vestendosi da Clark Kent che cambia identità. Quello su cui non sono d’accordo è su come e perché si traveste: lui non vuole rispecchiare un’umanità pavida, vigliacca e senza fiducia in sé, ma semplicemente vivere il più possibile come un uomo normale, avere degli amici, ecc. Certo, la descrizione fatta da Bill si potrebbe adattare al Clark delle origini, ma via via (soprattutto dal The Man of Steel di John Byrne in poi) la sua “identità normale” acquisisce un suo valore ed una sua autonomia: In una vecchia storia Clark ha una crisi d’identità domandandosi se lui è Clark Kent o Superman, e questo influisce anche sui suoi poteri; alla fine capirà di essere sia l’uno che l’altro. Se l’Uomo d’Acciaio è il supereroe per antonomasia, il simbolo, Clark è la sua parte normale, il capace giornalista che ha vinto numerosi premi e che ha sposato Lois Lane; è un qualcosa da non dimenticare: Lois è attratta fin da subito da Superman, ma è Clark quello che l’ha fatta innamorare (come è successo anche con Diana e con Lana Lang). Se Superman è quello che è, tutto parte dall’educazione che Clark Kent ha ricevuto: non sono i poteri a fare l’uomo, ma è l’uomo ad essere un eroe.

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    BATMAN- Qui la faccenda si fa decisamente più complessa, a partire da una semplice quanto inquietante domanda iniziale: esiste ancora Bruce Wayne? O, ancora più semplicemente: è mai esistito? Da quella fatidica notte in cui Thomas e Martha Wayne furono uccisi, è come se il Bruce che era sia in parte svanito, per lasciare posto, con il passare del tempo, al Cavaliere Oscuro. Mentre i bambini normali vivono la loro vita tra studio e vago, Bruce Wayne ha dedicato la sua giovinezza a perfezionare la mente ed il corpo fino a trasformarsi in Batman. Una delle ragioni per cui adoro tanto la saga Bruce Wayne:Assassino/Fuggitivo è che mette in luce proprio questo dissidio; nell’attimo stesso in cui viene incarcerato, inizia ad arrabbiarsi per non poter continuare la sua missione, per doversi trattenere dal massacrare i detenuti che lo provocano… Emblematica è la visita notturna: “Qui, in questa oscurità, Bruce Wayne non c’è più. C’è solo Batman.” Come un modello Jekyll&Hyde, è come se lui vivesse due esistenze separate, di cui quella “notturna” è la principale e lo diventerà ancora di più nel corso della sag...

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    Last Post by aver2330 il 11 Feb. 2019
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  7. RISING STARS: l’uomo comune alle prese con i superpoteri di Luigi Riggio

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    “La notte in cui accadde. La notte in cui venne. La notte in cui il cielo bruciò. Pensammo di essere stati toccati dal dito di Dio. Eravamo così turbati, così impressionati, che dimenticammo di fare una domanda: Quale dito?”
    Queste parole, l’incipit a Preludio (Rising Stars 0, in Italia Cult Comics 17, Rising Stars volume 3), riassumono perfettamente la vicenda degli Special di Pederson, Illinois: 113 bambini che, quando erano ancora nell’utero delle loro madri, vennero irradiati da una meteora caduta sulla cittadina alla fine degli anni Sessanta. Con il tempo, questi bambini svilupparono abilità speciali (da qui il soprannome) e da allora non ebbero una vita granché facile. Fin dall’inizio il governo tentò di prenderli sotto la sua “tutela”, ma grazie all’opposizione dei genitori (in particolare il padre di Matthew Bright, un poliziotto) ciò non avvenne ed essi furono affidati alla cura del Dottor William Welles, che li aiutò ad usare i loro poteri.
    Da lì in poi, però, ognuno prese la propria strada finchè non incominciarono a morire misteriosamente; John Simon, soprannominato Il Poeta per via della sua bravura a scrivere, si prese l’incarico di scoprire chi c’era dietro: era il suo compito, dato che oltre ad agire sugli apparecchi elettronici aveva il potere di ucciderli tutti. In lui la forza si era manifestata in modo diverso, e Doc Welles lo aveva allevato in modo da potersi occupare di fosse andato fuori controllo. Nel prosieguo della vicenda si avrà modo di conoscere alcuni degli altri, gli “attori principali” e di capire come mai la frase ad inizio di questo articolo è quanto mai adatta: Kathy Jean, colei che permetterà di sapere degli Special anche a chi ha iniziato dal secondo volume come me e che si scoprirà in grado di resuscitare i morti; Randy Fisk/Ravenshadow, emulo di Batman in grado di trovare chiunque e che sarà fondamentale nell’aiutare John nel corso degli anni; Chandra, che appare a tutti come la donna più bella del mondo ma vive in una casa dove tutti indossano una maschera, in modo che lei possa immaginare di stare con la persona di cui era innamorata perdutamente: John, l’unico uomo che riesce a vederla per com’è veramente; il già menzionato Matthew Bright (uno dei più potenti), che data l’impossibilità per gli Special di ricoprire incarichi pubblichi è riuscito a diventare un poliziotto come il padre solo cambiando identità e che, una volta scoperto, è diventato un superagente attivo a New York; Lionel Zerb, in grado di parlare con i defunti, che dopo un non ben specificato evento traumatico vive recluso in una casa dove non è morto nessuno; Joshua Kane, in grado di volare ed emettere luce, fortemente religioso ma assoggettato alla volontà del padre, un cinico pastore ...

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    Last Post by aver2330 il 13 Dec. 2018
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  8. STAN LEE, SILVER SURFER E IL FUMETTO di Luigi Riggio

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    In seguito alla triste dipartita di The Man, in suo onore decisi di rivedermi alcuni cinecomics con i suoi cameo, tra cui “I Fantastici Quattro e Silver Surfer” (dove, a mio avviso, c’è uno dei suoi cameo migliori se non IL migliore) e colsi l’occasione per vedermi i contenuti speciali, tra cui il documentario su Silver Surfer.
    Ho visto la luce. Vedere Stan Lee è stata un’emozione, come il sentirgli dichiarare che la cosa che ama di più è parlare nelle scuole, rispondere alle domande che gli fanno. Lee ammise che la creazione di Silver Surfer si deve a Jack Kirby: fu lui a pensare che un essere come Galactus dovesse avere un araldo che ne annunciasse l’avviso; Stan riflettè sulla parola “araldo” e decise di farne un personaggio ricorrente, a cui in seguito venne data una propria testata facendolo diventare lo strumento attraverso cui The Man potesse veicolare la sua visione della vita e alle cui matite venne messo John Buscema.
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    A questo punto, tutti quelli intervenuti concordano su una cosa: Kirby diede a Surfer la Potenza, mentre fu Buscema a dargli la Nobiltà. Steve Englehart disse che la testata era di una qualità molto alta, ma non vendeva quanto avrebbe potuto: ne attribuì la colpa al fatto che con il tempo Silver Surfer bloccato sulla Terra aveva detto tutto quello che aveva da dire e con il tempo questo lo aveva limitato anche nelle sue potenzialità come personaggio. Quando ne prese in mano a gestione, quindi, decise di ridargli la libertà e di farlo vagare per lo spazio, in modo da poter vedere e rappresentare tutto quello che ci poteva essere là fuori. Questo lo accomuna a Jim Starlin, che fece del suo surfista parte integrante della saga di Infinity Gauntlet; spezzò inoltre una lancia a favore di Ron Lim, che riteneva un artista molto sottovalutato: durante la loro collaborazione magari avrebbe voluto cambiare qualcosa nella disposizione dei personaggi, ma Lim era capace di dargli esattamente quello che chiedeva. Altra idea che sviluppò fu quella del come mai un essere nobile come Norrin Radd fu capace di condannare a morte così tanti pianeti: Starlin rivelò come il Divoratore di Mondi ne manipolò la mente in modo da cancellargli un’eventuale senso di colpa, e quando infine ripristinò tutto, in una sequenza riprodotta anche nel documentario, Norrin affogò nel sangue delle vittime innocenti che aveva contribuito ad uccidere per poi riemergere da uomo libero. Quando la parola ritornò a Stan Lee, egli accennò alla sua collaborazione con Moebius per “Parabola” (cosa che mi fa venire voglia di procurarmi il volume, anche in form...

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    Last Post by aver2330 il 21 Nov. 2018
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  9. HOKUTO PER IMPEDITI (FESTEGGIANDO I 35 ANNI) di Luigi Riggio

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    By aver2330 il 1 Oct. 2018
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    Iniziamo con il dire che il termine “impediti” si applica a coloro che hanno criticato/criticano Ken il Guerriero (Hokuto no Ken in originale) vedendo in esso solo la violenza ed il sangue senza neanche averlo letto/visto come si deve. Infatti anche solo sul piano squisitamente tecnico gli autori Buronson e Tetsuo Hara hanno espresso notevole fantasia e coerenza nel creare delle scuole di arti marziali in cui ogni esponente ha il suo stile di combattimento personale. Ma non si dura 35 anni (celebrati con la riedizione del film “La Leggenda di Hokuto”) se dietro non c’è una narrazione di alto livello e personaggi che restano alla memoria… Ogni combattente di Ken il Guerriero è a modo suo iconico e degno di essere preso a modello: la forza di KENSHIRO non sta solo nei celeberrimi ATATATATA ma nel farsi carico della tristezza di chi incontra sul suo cammino, ed impadronendosi delle varie ed eventuali tecniche ne tramanda la memoria. Suo fratello TOKI, le cui sembianze ricordano Gesù, usa la tecnica Hokuto dei punti di pressione per guarire i malati e per sconfiggere eventuali avversari senza usare la violenza e senza farli soffrire: la non- violenza applicata al combattimento. RAUL è il fratello maggiore di Ken e Toki, nonché l’antagonista principale della prima serie; la sua smodata ambizione lo ha portato a proclamarsi Re di Hokuto e a cercare di diventare il dominatore della fine del secolo: secondo il suo pensiero, la violenza è l’unico modo per imporre l’ordine nel mondo caotico in cui si svolge l’opera. Tuttavia dietro la sua spietatezza si nasconde una grande solitudine (suo unico amico è il fratello di sangue Toki), ed ha un’integrità ed un orgoglio da cui dovrebbero prendere tutti esempio: prima di morire, dopo lo scontro finale con Kenshiro, scaglia un pugno al cielo che dirada le nubi e fa tornare a splendere il sole e grida “Raul non ha bisogno dell’aiuto di nessuno, neanche per morire!! […] Un’ultima cosa Ken: il Re di Hokuto non ha nessun rimpianto!!”

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    Poche persone possono dire di aver percorso il proprio cammino con fierezza e determinazione, senza alcun rimpianto… REI, l’Uccello d’Acqua di Nanto, appartiene alla Stella del Dovere, ed è proprio il dovere a spingerlo a ritrovare la sorella rapita e vendicarla (cosa, quest’ultima, che farà Kenshiro); è il dovere a spingerlo ad aiutare Ken e a sacrificarsi combattendo contro il re di Hokuto per ripagare il debito che ha con lui; è infine il dovere a spingerlo a trascorrere gli ultimi giorni di vita vendicando le sofferenze patite dall’...

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    Last Post by aver2330 il 1 Oct. 2018
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  10. BRITANNIA IMPERAT!! di Luigi Riggio

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    Comics USA
    By aver2330 il 28 Aug. 2018
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    Tradotto in italiano come “L’Inghilterra domina!” era molto in voga ai tempi dell’impero britannico. Poi l’impero come tutti sanno decadde, ma nel campo dei fumetti un gruppo di scrittori fece sventolare con orgoglio l’Union Jack, meritandosi il soprannome da me coniato di “Altro nome di Dio”
    ALAN MOORE- E’ il Vate. Punto. Lo si può amare, odiare, venerare, ma non si può contestare che il suo Watchmen sia una pietra miliare: una volta Moore ebbe a dire che “i supereroi sono risposte semplici a problemi complessi” e ne dà prova con personaggi come Gufo Notturno, Silk Spectre, Ozymandias, il Dottor Manhattan e soprattutto Rorschach. Quelli di Watchmen sono gli eroi dietro la maschera, con le loro debolezze, i loro difetti e le loro fragilità e il finale dell’opera mostra come il cattivo di turno non possa essere sempre sconfitto con un colpo ben assestato o una trovata dell’ultimo minuto. Al secondo posto abbiamo V for Vendetta, manifesto dell’anarchia come forza creatrice e distruttrice insieme, ideale che si contrappone alla tirannia ed al pensiero unico e censore; non viene posto l’accento su un’uomo, ma sull’ideale in sé: V, il protagonista dell’opera, potrebbe essere chiunque di noi. Oggi la maschera di Guy Fawkes la indossano forse con troppa leggerezza, senza comprenderne il suo vero significato: è un cosplay, il simbolo di un gruppo di hacker (Anonymous), ma non sono sicuro che rappresenti l’Idea. Con From Hell abbiamo invece un ben documentato lavoro sulla figura di Jack lo Squartatore, ma personalmente valgono più le note alla fine del volume che non l’opera stessa. Piccolo consiglio: meglio non leggere nessuna delle tre opere la sera prima di andare a dormire. Alan Moore è un maestro nel far venire gli incubi. Tuttavia, il suo lavoro comprende anche serie più “canoniche” come Swamp Thing per la Dc, Capitan Bretagna per la Marvel, Wildcat’s per la Image e serie create da lui come Tom Strong, Promethea e Top Ten; questo senza dimenticare “Per l’Uomo che aveva Tutto” e “Cos’è Successo all’Uomo del Domani” (da alcuni ritenuta la miglior storia di Superman mai scritta). La dimostrazione che Moore sa sia come destrutturare che come creare supereroi.
    NEIL GAIMAN- Il mio preferito. Il suo Sandman non è una storia di supereroi, è la storia di tutte le storie. Morfeo, il Signore dei Sogni, è il depositario di tutte le storie mai narrate e anche di quelle che non lo sono mai state; tutta la serie è come un unico viaggio i cui pezzi si vanno pian piano ad incastrare fino al climax finale: puoi incontrare i suoi fratelli Eterni (espressione di concetti astratti come Morte, Guerra, Desiderio, Delirio, Disperazione e appunto Sogno), suo ...

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    Last Post by aver2330 il 28 Aug. 2018
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