BACK TO THE BASICS: il blog

  1. IL SUO NOME E' WIMPY, J. WELLINGTON WIMPY... PER GLI AMICI POLDO di Pietro Zerella

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    By aver2330 il 31 July 2018
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    "Vieni a casa mia per una cena a base d'anatra ma porta l'anatra!". La frase può essere ricondotta ad un esempio letterario alto, il celeberrimo componimento di Catullo in cui il grande ma squattrinato poeta invita a cena l’amico Fabullo consigliandogli di portarsi da casa le vettovaglie. Il personaggio dei comics di cui parleremo in questo articolo ha un approccio alla realtà molto simile.
    Il suo nome è Wimpy, J. Weellington Wimpy! Nato dalla folle mente di Elzie C. Segar, il nostro eroe (si fa per dire!) iniziò la carriera come uno dei tanti comprimari che affollavano il Thimble Theatre, la striscia pubblicata sui giornali statunitensi fin dal 1919- Questa striscia dai toni surreali, che in verità non aveva mai avuto grande successo, vedeva sfilare una miriade di improbabili personaggi. Olive Oyl e Ham Gravy debuttarono nel Thimble Theatre nel dicembre del 1919. Il mese successivo debuttava Castor Oyl, il fratello della ossuta Olive, Castor divenne il protagonista delle storie ed era fondamentalmente un grosso mascalzone.
    La striscia si barcamenava alla meno peggio fino a quando Segar ebbe una felicissima intuizione introducendo uno strambo marinaio guercio dalla parlata sgrammaticata : Popeye. Doveva apparire in una sola storia come marinaio di fiducia assoldato da Castor per una delle sue scriteriate avventure ma le cose andarono in maniera del tutto inopinata.
    Si era nel 1929 e il destino della striscia cambiò dalla notte al giorno. Rapidamente, Popeye scavalcò nel gradimento dei lettori Castor Oyl e tutti gli altri freaks del cast, Alcuni, come Ham sparirono dalla scena, altri vennero ridimensionati o adattati alla bisogna come Olive che divenne l’eterna fidanzata del marinaio, Presto la serie stessa venne ribattezzata con il suo nome.

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    L'esuberante Popeye era un tipetto umorale sempre pronto a venire alle mani per risolvere le questioni avvalendosi della sua formidabile forza generata dal consumo di spinaci in scatola che ingurgitava nei momenti di difficoltà (espediente riproposto nei cartoni e destinato a diventare il segno distintivo del personaggio). Il discorso su Braccio di Ferro (con questo nome lo conoscemmo in Italia) per ora si ferma a questi pochi cenni La nostra attenzione infatti si focalizza su un tizio che non divenne mai una stella di prima grandezza ma che, senza fare nulla, si guadagnò e seppe tenersi stretto il suo angolino di palcoscenico, il succitato Wimpy! J. Wellington Wimpy (Poldo) esordì nella striscia il 3 maggio del 1931. Era lo scal...

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  2. VI PRESENTO SALLY FORTH Di Pietro Zerella

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    By aver2330 il 6 Mar. 2018
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    Gli Stati Uniti d’America hanno una storia breve ma burrascosa. Il loro ergersi a paladini della Libertà li ha portati ad imbarcarsi in una serie interminabile di conflitti più o meno su larga scala. E poichè, alla fine, le guerre le fanno ragazzi in piena tempesta ormonale, bisogna provvedere anche a incanalare gli ardenti bollori indirizzandoli verso sbocchi più sublimati. Anche i comics, da questo punto di vista, portano il loro mattoncino alla costruzione dell’ordine. Durante la seconda guerra mondiale, in effetti, si può ben dire che molte dive del fumetto indossarono l’elmetto e imbracciarono il fucilino. Non stupisce più di tanto il fatto che l’Esercito stesso incoraggiasse gli autori a produrre storie umoristiche e accettabilmente scollacciate per lo svago dei militari. La vicenda del nostro personaggio comincia nel giugno del 1968 sulla rivista Military News e non sembra nulla di eclatante, Tutto si dipana in quattro paginette umoristiche senza particolari velleità.

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    Tuttavia la firma in calce non è quella di uno sconosciuto ma quella di Wallace “Wally” Wood, un artista di livello eccellente e di buona popolarità e il nome che viene dato al personaggio suona dannatamente bene : Sally Forth. Infatti, Sally non era destinata al cestino della carta straccia e il 26 luglio 1971 ritornò sulle pagine di Overseasy Weekly, un tabloid stampato per le truppe non dislocate sul suolo degli Stati Uniti. Questa volta, le intenzioni di Wood erano più serie e chiese la collaborazione di alcuni suoi amici e colleghi del settore come Nick Cuti , Paul Kirchner e Larry Hama. Gli argomenti narrativi (e, come vedremo, non solo quelli narrativi) erano più solidi e Sally incontrò decisamente i favori del pubblico al quale era destinata la striscia tanto da durare per circa tre anni, fino al 22 aprile 1974. Qualche tempo dopo Wood raccolse la striscia in una serie di quattro riviste oversize. Nel 1993-95, lo scrittore ed editore Bill Pearson , amico di Wood e collaboratore del Wood Studio, rimontò le strisce in una serie di fumetti pubblicati da Eros Comix, un marchio specialistico di Fantagraphics Books . Nel 1998, lo stesso Pearson raccolse l'intera serie in un unico volume di 160 pagine pubblicato ancora da Fantagraphics. L’attenzione dei lettori verso la striscia era dovuta essenzialmente alla nudità di Sally( che la ragazza esibiva senza particolari inibizioni) e in generale di tutte le figure femminili che comparivano nelle storie. Ufficialmente la recluta Forth, autentico archetipo della biondona procace e svampita, era u...

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    Last Post by aver2330 il 6 Mar. 2018
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  3. SONJA LA ROSSA di Pietro Zerella

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    By aver2330 il 20 April 2017
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    Red Sonja, la rossa diavolessa armata di spada é uno dei personaggi più affascinanti e famosi dell’Era Hyboriana. Robert Erwin Howard (22 gennaio 1906. 11 giugno 1936) inserì in un suo racconto Shadow of the Vulture (The Magic Carpet, gennaio 1934), ambientato nel XVI secolo una guerriera slava dalle trecce rosse di nome Sonya. Nel 1970, la Marvel Comics aveva acquistato i diritti del personaggio più celebre di Howard, Conan il barbaro ed aveva cominciato a pubblicarli con buon successo in albi curati da una brillante coppia di autori, lo sceneggiatore Roy Thomas e l’artista Barry Smith. Dato l’esito felice dell’operazione si pensò di introdurre nel fittizio universo del barbaro anche altri personaggi nati dalla fantasia dello scrittore. Fu Roy Thomas a riprendere questo personaggio del tutto secondario in “L’Ombra dello Sciacallo (), nel numero 23 di Conan the Barbarian del febbraio 1973. A tale scopo, vennero apportate sostanziali modifiche a partire dalla ortografia del nome(Un più esotico Sonja!) fino a trasformarla in una spadaccina barbara contemporanea di Conan. Red Sonja non passò inosservata e i lettori le tributarono immediatamente tutto il loro favore, portandola ben presto a diventare non solo una comprimaria del Cimmero ma un personaggio in grado di reggere una pubblicazione in una serie propria (realizzata da Frank Thorne) alla quale avrebbero fatto seguito numerose altre iniziative editoriali.

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    In realtà Sonja diventò l'esempio archetipo di quello che oggi è un punto fermo del genere “Fantasy” : la guerriera donna straordinariamente bella e aggressiva e decisamente poco vestita. Per la verità nella sua prima storia significativa The Song Of Red Sonja , disegnato da Barry Smith, indossava una pudica cotta di maglia e dei pantaloncini rossi e la sua figura era meno sinuosa. Saranno, qualche tempo dopo, John Buscema e Pablo Marcos a rivestirla con il suo celebre bikini in maglie di ferro. Data la popolarità raggiunta dal personaggio, era necessario darle una storia personale che partisse dalle sue origini. La vita di Sonja è segnata da una tragedia: figlia di un soldato, la giovane Hyrkaniana aveva sempre invidiato i suoi fratelli, addestrati all’uso della spada, al punto di allenarsi di notte e all’insaputa di tutti. Poco prima del suo diciottesimo compleanno, però, dei mercenari assalirono la sua casa, uccidendo il padre Ivor, la madre e due fratelli più piccoli mentre lei dovette subire una brutale violenza. Fuggita dalla casa in fiamme e ormai stremat...

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    Last Post by aver2330 il 20 April 2017
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  4. MISS AMERICA: UNA VITA IN CHIAROSCURO di Pietro Zerella

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    By aver2330 il 23 Mar. 2016
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    La prima reginetta di bellezza fu una esile ragazza di Washington, Margaret Gorman che diventò la prima Miss America della storia nel 1921 ma, ovviamente, non è di lei che parleremo.
    La Miss di cui vorremmo parlarvi non sfilò mai in costume da bagno né alimentò le cronache rosa del suo tempo ma si dedicò ad un mestiere molto più pericoloso e non sempre gratificante, quello della Super Eroina. C’è da dire subito che, fortunatamente, le affinità tra questo personaggio e le scialbe concorrenti del concorso di bellezza erano solo nel nome. L’anno è il 1943 e i ragazzi americani sono quasi tutti impegnati nella Seconda Guerra Mondiale. Persino celebri sceneggiatori e brillanti disegnatori sono schierati al Fronte, magari non in prima linea ma comunque cooptati dalla Patria. Eppure, l’America continua a vivere una quotidiana normalità all’interno del proprio territorio che le altre Nazioni in conflitto possono solo sognare. Il mercato e il profitto continuano comunque ad essere al centro dello “stile di vita statunitense”, con le proprie regole e le proprie dinamiche. Dato che i maschi erano al Fronte occorreva diversificare l’offerta e renderla gradita anche al pubblico femminile. Questa idea, quasi contemporaneamente, scaturì nella mente degli editor delle principali case editrici. Vennero introdotte sul mercato dei comics diverse eroine in costume. La Fox Comics rilanciò la Phantom Lady di Quality Comics, mentre la DC che aveva già al suo arco la bellissima Wonder Woman diede alle stampe Black Canary. Il tentativo più corposo fu quello della Timely (antesignana dell’attuale Marvel) che affiancò al fumetto umoristico Millie the Model; personaggi come Blonde Phantom, Golden Girl, Namora, Sun Girl, Venus e, appunto, Miss America.

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    LA” GOLDEN AGE” DI MISS AMERICA

    Siamo nel novembre del 1943 e sulle pagine di “Marvel Mystery Comics N° 49 , lo sceneggiatore Otto Binder (26 agosto 1911-13 ottobre 1974) e il misterioso disegnatore Al Gabriele (del quale si ignorano sia il nome completo che i dati biografici) ci presentano quella che, nelle loro intenzioni, dovrebbe divenire la controparte femminile di Capitan America ed una autentica nemesi per tutti i criminali di questo mondo. La storia è, come tutte quelle dell’epoca, molto semplice. Una ragazza di Washington, Madeline Joyce, nipote del miliardario James Bennet , (generoso finanziatore degli esperimenti del professor Lawson) viene colpita da un fulmine mentre armeggia con dei macchinari sperimentali. Vedendo la giovane donna apparentemente ...

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    Last Post by aver2330 il 23 Mar. 2016
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  5. LADY DEATH : LA MORTE SI FA BELLA!! di Pietro Zerella

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    By aver2330 il 9 April 2015
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    Ci sono due argomenti che occupano un posto predominante nella psiche di un adolescente americano: il sovrannaturale e le tette.
    L’autore di scarsa fama Brian Pulido , ormai non è più così adolescente (è alle soglie dei 30 anni!) ma, evidentemente non ha dimenticato i suoi “pensieri” giovanili e quando progetta il suo ennesimo personaggio decide di mettere insieme queste due componenti. In realtà, ha già esplorato i sentieri narrativi dell’eterna lotta tra il bene e il male con la sua creazione precedente, Evil Ernie ma ora la sua fervida fantasia (ed un certo sovraccarico di ormoni androgeni) gli suggeriscono di addentrarsi anche nell'immaginario erotico.
    Nasce così quella che alcuni critici definiranno “la paladina della crociata anti-silicone”ovvero Lady Death. Con la complicità artistica di Steven Hughes, realizza per la misconosciuta casa editrice Eternity un fumetto in bianco e nero : Evil Ernie in cui si narrano le efferate imprese di Ernest Fairchild, un ragazzo con forti disturbi mentali. Lady Death, nella sua prima esplosiva apparizione è un costrutto irreale di un cervello sciroccato. Promette amore eterno ad Ernie, in cambio della sua fedeltà. Peccato che il suo scopo sia leggermente insano (e anche un pizzico velleitario…): l’uccisione di tutti gli abitanti della Terra. Dopo una successiva apparizione in Evil Ernie: The Resurrectioni, una mini-serie pubblicata da Pulido per la sua società Chaos! Comics nel 1994. Lady Death sembra destinata ad un precoce accantonamento. In realtà, però, la signorina “Grandi Forme” deve ancora dare il meglio di sé. Il fatto è che è in America si sta verificando una autentica battaglia in cui le armi principali sono “anatomiche”.

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    Orde di ragazze dai nomi sempre più improbabili ed evocativi: Purgatori, Chastity, Poison, Razor, Devil Girl e compagnia cantante affiancano la veterana Vampirella in una sarabanda di intrecci all’insegna del sesso e della violenza. . La bigotta società americana vacilla sotto i colpi mentre i costumi delle ragazze si riducono a striminzite striscioline messe a estrema tutela della pudicizia e le storie virano sempre di più verso il rosso sangue. Lady Death rinasce staccandosi dal suo ruolo di fidanzata di Ernie, e iniziando la sua storia autonoma. A partire dal gennaio 1994 , con la miniserie “The Reckoning”, Il personaggio viene completamente rivisitato. In un medioevo dai contorni abbastanza indefiniti, vive una ragazza di nome Hope (Speranza). La sua esistenza non si può certo definire tranquilla perché è costretta a subire una serie infinita di umiliazioni e di violenze.
    Tuttavia c’è un terribile segreto legato alla sua nascita. Ho...

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    Last Post by Bread Pak il 17 Sep. 2015
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  6. IO SONO SUPERMAN!! di Pietro Zerella

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    By aver2330 il 9 Mar. 2015
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    Spesso anche le persone di grande valore farebbero meglio a stare zitte..E’ il caso del drammaturgo tedesco Bertolt Brecht e del suo celeberrimo aforisma: “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”. Intendiamoci, in linea teorica Brecht poteva anche avere ragione. Un’ Umanità “indipendente” capace di risolvere tutti i problemi solo grazie alle proprie risorse sarebbe la soluzione ottimale. E tuttavia, Brecht avrebbe dovuto tenere in maggiore considerazione quel parametro inclassificabile che va sotto il nome di Natura umana La storia universale della nostra specie dimostra, infatti, una necessità psicologica collettiva di appoggiarsi al mito del super uomo. L’intera letteratura senza distinzioni di razze o collocazioni geografiche , dall’epopea di Gilgamesh in poi è popolata da esseri sovrannaturali, dotati di poteri spaventosi, pronti ad intervenire quando le capacità umane si rivelano inadeguate. Chiaramente, ogni epoca ed ogni cultura ha adattato questo archetipo alle proprie esigenze ed alle proprie conoscenze.ma il concetto di fondo è “io ho un potere limitato e, per quanto mi batta vigorosamente, non posso farcela".
    Sicuramente, però, esiste chi può farlo, con successo, al posto mio”.In effetti la figura del super uomo o della super donna ci hanno accompagnato per tutto il nostro iter storico, sublimando talora in figure divine o degenerando in creature mostruose ed inquietanti.
    Fare un elenco dei personaggi letterari che, in qualche modo, erano dotati di prerogative “speciali” è praticamente impossibile! Per rimanere solo al secolo passato ricordiamo il detective Sherlock Holmes (di Arthur Conan Doyle), l’avventuriero Allan Quatermain di (H. Rider Haggard.) passando a volo d’uccello sulle storie popolari (dime novel) di Buffalo Bill, Zorro e Tarzan o sui racconti avventurosi in cui muovevano i primi passi personaggi come Conan il barbaro , Doc Savage, Spider o The Shadow-. Diciamo che tutti questi personaggi stavano, creando l’humus fertile in cui i loro illustri successori avrebbero piantato le radici. Il compito di chiudere il cerchio spettò a due ragazzi di Cleveland (Ohio-USA). Cresciuti divorando le riviste che pubblicavano storie di Fantascienza come la mitica Amazing Stories, lo scrittore Jerry Siegel e il disegnatore Joe Shuster concepirono un personaggio che sarebbe diventato un simbolo onnipresente dell’immaginario americano e mondiale: Superman..

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    Ad ispirare lo scrittore Siegel era stato un racconto di Philip Wylie, “The Gladiator”, uscito nel 1930. La storia rac...

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    Last Post by aver2330 il 9 Mar. 2015
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  7. MAFALDA : UN’EROINA IRACONDA di Pietro Zerella

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    Non doveva essere per nulla facile farsi strada nell’universo delle strisce sindacate, quando questa forma artistica era al massimo del suo splendore. Era un mondo popolato quasi esclusivamente da personaggi anglofoni e le altre lingue sembravano scontare pesantemente questa prevalenza.
    Eppure, qualcosa stava per cambiare perché in una terra prodiga per il fumetto, l’Argentina, stava spuntando una ragazzina dai capelli neri e crespi , con una larga faccia a forma di pera completata da due occhietti a capocchia di spillo, un nasone a patata e una bocca che sembrava tagliata col rasoio: il suo nome era Mafalda!.
    Era il 29 settembre del 1964 quando sulla rivista Primera Planta, l’autore Joaquìn Salvador Lavado Tejòn(Mendoza, 17 Luglio 1932) figlio di immigrati spagnoli in fuga dal Franchismo” e soprannominato Quino per distinguerlo dall’omonimo zio artista presentava ai lettori la più simpatica rompiscatole della storia del fumetto. Come spesso succede nelle cose della vita, la casualità giocò un ruolo non marginale nella genesi del personaggio. Mafalda, infatti, doveva essere la testimonial di una campagna pubblicitaria per la Mansfield, una catena di elettrodomestici ma l’agenzia che l’aveva commissionata, all'ultimo momento, si tirò indietro. Per fortuna, l’autore non si lasciò sconvolgere dall’accaduto e decise di trasformarla in una striscia. Le fonti d’ispirazione, sempre correttamente dichiarate dall'artista, erano abbastanza evidenti.

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    I richiami a “Peanuts” di Charles Schulz e Blondie & Dagobert di Chic Young erano solari. Però Mafalda aveva le sue ottime carte da giocarsi. Il primo libro, pubblicato in Argentina nel 1966 in 5000 copie andò esaurito in un battito di ciglia. Poi il quotidiano El Mundo di Buenos Aires cominciò a pubblicare le strisce e, nel giro di pochi anni, le vicende di Mafalda furono tradotte in 10 lingue e diffuse dappertutto tanto che anche oggi rimane il personaggio latinoamericano più venduta nel mondo. Nel 1968, la eroina iraconda del titolo (la definizione è di Umberto Eco) sbarcò anche in Italia con immediato successo. Ciò che davvero rappresenta un’anomalia è il fatto che la vita di questa ragazzina bizzosa e soave è durata solo 9 anni, perché, coraggiosamente, nel 1973, Quino decise di mettere fine alla saga. Vero è che saltuariamente Mafalda e i suoi amici prestarono la loro immagine per numerose iniziative sociali.

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    Last Post by aver2330 il 3 Oct. 2014
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  8. 2 o 3 COSE DA DIRE SU “ORFANI” di Pietro Zerella

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    By aver2330 il 19 Sep. 2014
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    Con la fine del primo ciclo di Orfani mi permetto di fare qualche considerazione assolutamente personale sulla “discussa” testata della Bonelli.
    Partiamo da una prima osservazione. Se togliamo la tara dell’autore(che, a dire il vero, è abbastanza ingombrante) com’è il prodotto che è arrivato nelle nostre edicole e nelle nostre fumetterie? La risposta, a mio avviso, è semplice: Orfani è un onesto prodotto medio con delle punte di eccellenza ma anche dei notevoli punti di “aurea mediocritas”.
    Cambierà il corso della storia del fumetto italiano?. Certamente no (e non credo neppure che ciò fosse nelle intenzioni dello sceneggiatore) più probabilmente verrà annoverato tra i progetti dalle buone potenzialità che non sono riuscite a concretizzarsi in toto. Al di là delle eterne ed irrisolte diatribe tra i fan dell’autore e i suoi detrattori, credo, che questa sua opera abbia colto solo in parte il bersaglio. Alla fine dei giochi (almeno di questa prima fase), la sensazione che ti resta dentro è quella del “burro spalmato su troppo pane”. Una marea di premesse e di promesse rimaste nel limbo, un finale che vorrebbe essere catartico ma non contiene il necessario pathos, una storia che si sgrana tra morti annunciate ed asettiche che non stupiscono e poco emozionano. Purtroppo, l’impressione è quella di un pallone aerostatico, gigantesco e rutilante di luci ma fondamentalmente vuoto dentro.

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    In questo “Orfani” è molto Hollywoodiano, disgraziatamente, però, prende come modello di riferimento le dinamiche fracassone di Roland Emmerich o di Michael Bay. Non approfondisce(scelta stilistica?), le personalità dei ragazzi che rimangono intrappolati nei loro ruoli per 12 numeri. Cosa sappiamo di loro? Praticamente solo i nomi di battaglia. E poi , poco mi convince, il concetto di fondo del “Siamo tutti colpevoli e non c’è differenza tra bene e male”. La mia potrà sembrare anche una posizione romantica ma per come la vedo io, un confine, fosse anche labile tra le due aree, deve esistere perché altrimenti anche una condanna morale equivale all’indulgenza plenaria. A questo punto, per tornare in ambito cinematografico, preferisco la retorica militaristica di Starship Troopers in cui, perlomeno, i ruoli sono delineati con precisione. Ovviamente, Recchioni avrà meditato queste sue scelte narrative com’è suo preciso diritto autoriale, io, da lettore, mi limito a non condividerle. Esisterebbe poi, un lungo discorso da fare sul tipo di narrazione. Qui la situazione si sdoppia. Se da un lato ho apprezzato l’uso di lunghe sequenze cinematografiche e l’utilizzo accorto delle tecniche di decompressione, dall’altra ho “odiato” visceralmente le parti dialogate. Troppe frasi fatte, troppi slog...

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    Last Post by aver2330 il 19 Sep. 2014
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  9. I 68 ANNI Di BATMAN IN ITALIA di Pietro Zerella

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    Anche il più distratto dei lettori di comics sa che l’anno in corso è un anno particolarmente ricco di celebrazioni. Tra i tanti personaggi festeggiati un posto di rilievo non può non spettare al Cavaliere Oscuro, il Batman di Bill Finger e Bob Kane arrivato a tre quarti di secolo di storie a fumetti.
    Com’è noto, la genesi del personaggio è rimasta per certi versi sempre in una zona d’ombra ed è basata su un vero e proprio furto di proprietà creativa. Bill Finger infatti ebbe da subito un ruolo fondamentale, aiutando Robert Khan (in arte Bob Kane) a modificare un banalissimo super eroe in tutina rossa stile Flash Gordon (Bird-Man) in un cupo giustiziere dalla maschera con le inquietanti orecchie a punta, con mantello e calzamaglia scuri che lo celavano tra le ombre dei vicoli bui.
    Come se non bastasse, Finger progettò origini e ambientazioni, decidendo, felicemente, di non conferirgli nessun potere sovraumano e diede un apporto praticamente esclusivo nella invenzione degli elementi che avrebbero fatto la fortuna del “Bat-Man (come fu battezzato il personaggio) come la mitica Batmobile ed una incredibile e geniale galleria di “Cattivi” come il Pinguino e l’Enigmista. Nonostante questo, Bob Kane riuscì a spingere la National Periodicals, antesignana dell’attuale DC Comics a redigere un contratto che lo nominava per sempre creatore unico . Per questo motivo il povero (in tutti i sensi!) Finger non vide mai un dollaro dei milioni guadagnati col merchandising legato al “Pipistrello” e solo recentemente ha goduto di un piccolo risarcimento morale postumo con la pubblicazione, per ora formale, del suo nome tra i credits di Detective Comics N° 27 Special Edition ( numero commemorativo gratuito uscito negli Usa il 23 luglio 2014).

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    Quella che vogliamo raccontare brevemente in questo articolo, però è la storia di un ritardo, il ritardo di 7 anni nell’inizio della saga di Batman in Italia a causa del quale mentre nel resto del mondo, l’alter-ego di Bruce Wayne spegne le sue 75 candeline da noi è ancora un arzillo signore di 68 anni. La storia editoriale di Batman è inevitabilmente simile ad un’avventura. Furono le Edizioni Milano (poi Mondiali) a porre per prime gli occhi sui supereroi provenienti dai comic book americani. Si trattava di una confezione editoriale spartana con albi di piccolo formato composti di sole 8 pagine, di cui la prima (stampata a colori) fungeva anche da “cover”. Eppure proprio sul N° 19 della collezione Uomo Mascherato di quella Casa Editrice ( con una data incerta ma presumibilmente nel 1946)...

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    Last Post by cristofaro il 30 Aug. 2014
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