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  1. SPIDER-MAN: NO WAY HOME di Luigi Riggio

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    By aver2330 il 3 Jan. 2022
     
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    ATTENZIONE (IM)PROBABILI SPOILER!!
    La scritta va messa di dovere: anche se considerato il casino che ho trovato persino al primo spettacolo, ci sarà qualcuno che aspetterà di vederlo in streaming… Non dico al cinema perché, considerato quando uscirà questo articolo, le possibilità dovrebbero essere infime. Detto questo, la parte iniziale del film è tutta una serie di gag che riprende il finale di Far From Home e la rivelazione della vera identità dell’Uomo Ragn… Ehm, di Spider-Man (scusate il lapsus da veterano) e che farà storcere il naso a quelli che criticano l’umorismo Marvel nei film. Da notare come J.K. Simmons riprenda il ruolo di J. Jonah Jameson, ahimè senza i classici capelli a spazzola ma pur sempre pronto ad accusare il Ragno di essere un criminale. Si passa poi al nocciolo della questione: Peter si rende conto di quanto i suoi amici stiano patendo a causa sua e si rivolge quindi al Dottor Strange, ormai cardine dell’MCU dopo la morte di Iron Man, per far tornare tutto come prima. Il buon (?) dottore gli spiega che le cose non sono così semplici e che il massimo che possa fare è usare un’incantesimo per far dimenticare a tutti la sua identità; ma visto che siamo a malapena all’inizio, Parker incasina tutto e Strange riesce a malapena a contenere l’incantesimo prima che vada fuori controllo… Salvo per un particolare: tutti quelli che nel multiverso sanno che Peter Parker è Spider-Man si stanno dirigendo là. Quindi abbiamo Otto Octavius/Alfred Molina, Norman Osborn/Willem DeFoe e l’Uomo Sabbia dai film di Raimi, Lizard/Rhys Ifans e Electro/Jamie Foxx da quelli di Webb, che vengono progressivamente chiusi in particolari celle grazie a Strange. Tutto finito? Macchè, Peter deve metterci ancora lo zampino, armato delle migliori intenzioni: saputo che tornando al loro universo moriranno, vorrebbe provare a cambiare il loro destino guarendoli.

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    Ne nasce quindi un breve scontro tra lui e Stephen Strange, che cerca di fargli capire come la morte sia il loro destino e che questo non possa cambiare. Capendo la connessione tra la dimensione specchio e la geometria (e qui ci sarebbe da fare un discorso un pò lunghino del rapporto tra scienza e magia e di come la matematica sia la base del mondo), il Nostro imprigiona Strange e, aiutato da zia May, porta i sei a casa di Happy, dove può iniziare le operazioni. Tuttavia, dopo aver sistemato il chip di Octavius e averlo fatto tornare se stesso, la personalità Goblin prende il sopravvento su Osborn e tutto finisce in tragedia con i criminali che scappano e il Folletto Verde (in una mise che ricorda l’originale cartaceo) causa la morte di zia May. La scena è strappalacrime, a tratti straziante se si pensa alla reazione del sopraggiunto Happy Hogan… MJ e Ned apprendono la notizia e cercano di usare l’oggetto mistico che consentiva a Strange di viaggiare attraverso i portali per cercare Peter. Salvo che ne trovano altri DUE: Peter/Andrew Garfield, in costume e che fa nascere una serie di gag tra lui ed MJ, e Peter/Tobey McGuire, in borghese e con l’età che ha leggermente migliorato la sua faccia da ca… (scusate il francesismo ma quando ci vuole ci vuole: è un dato di fatto). Da notare che in entrambi i casi il pubblico in sala è esploso, rovinandomi un tantino il momento. Comunque sia, da qui in poi c’è la scontata alleanza dei tre Peter dopo che i “transfugi” hanno ridato fiducia a Peter/Tom Holland, una gag su Peter/Tobey (“hai il costume o vuoi andare in battaglia vestito da ‘giovane pastorello figo’?”) e lo scontro finale con i Sinistri Sei (perché questo sono). Da notare che a risolvere la questione con Electro sia Doc Ock: emozionante quando riconosce il suo Peter e Tobey gli dice che ora è un pò meno pigro… Ma il punto focale è e sarà sempre Goblin/Norman Osborn, a prescindere da quale Spider-Man lo affronti: Peter/Tom vuole vendicare May e lo riempie di botte, ma quando sta per ucciderlo viene ostacolato/salvato da Peter/Tobey, perché quella è una linea che non deve essere oltrepassata, non in preda alla rabbia ed al desiderio di vendetta… Salvo che poi Peter/Tobey viene trafitto alle spalle e subito dopo Norman venga curato dopo un’azione lampo degli altri due Ragni. Tutto a posto, quindi? Pace e amici e ognuno ritorna alla sua realtà? Anche no, perché l’incantesimo, una volta liberato, rispedisce a casa sia gli eroi che i criminali ormai curati ma rischia di attirare tutti gli altri del multiverso: l’unica soluzione, assai drastica, è far dimenticare a tutti chi è Peter Parker. Ne seguono momenti emozionanti prima con un rientrante Dottor Strange, qui ormai figura paterna “ufficiale”, poi con Ned ed MJ, dove abbiamo il primo bacio “da cinema” tra i due innamorati. Tempo dopo Peter andrà per ritrovarli, ma vedendo che le loro vite sembrano andare per il verso giusto rinuncerà a dire loro la verità, salvo che Michelle avrà nel vederlo una strana sensazione… Il che mi ricorda il finale della sesta stagione di Doctor Who, quando l’Undicesimo dirà ad Amy “se qualcuno può essere ricordato, può anche tornare”: infatti Rory era stato cancellato dalla storia, ma Amy a livello inconscio lo ricordava e ne piangeva la scomparsa… Sarà un pò melenso, ma il vero amore è più forte di qualsiasi incantesimo. Comunque sia: qualcuno ha detto che i tre film di Tom Holland rappresentano il percorso dall’adolescienza alla maturità, ma non sono sicuro di essere d’accordo. Peter non sembra veramente maturare: più che altro combina casini per poi rendersi conto dello sbaglio e riparare. E qui, pur se armato dalle migliori intenzioni, di casini ne ha combinati parecchi: non sembra rendersi mai conto del prezzo delle sue azioni, vuole accontentare tutti e fare la cosa giusta o che per lui sembra giusta. Già dopo aver contenuto l’incantesimo, Strange lo apostroferà dicendo “Mi hai fatto fare un’incantesimo che ha quasi distrutto l’universo e non hai pensato di telefonare?!?”… FORSE alla fine sarà maturato, ma per tre film e mezzo Peter Parker è rimasto un ragazzino. A cambiare è stata principalmente la tuta da Spider-Man, che alla fine non ha fatto altro che diventare quella “classica” che tutti conosciamo. Rimane un solo dubbio: se qui è May a pronunciare la fatidica frase “da un grande potere derivano grandi responsabilità”, perché Peter Parker ha deciso di dedicarsi alla lotta al crimine?
    P.S.- Visto che io sono io, preferisco chiudere questo articolo con un consiglio: se siete fan dell’Uomo Ragno (o Spider-Man che dir si voglia) andate a vedere questo film, che siate pro o contro l’umorismo Marvel. E’ un’atto d’amore verso le diverse versioni cinematografiche del personaggio. E magari, un giorno, se avrete più coraggio di me, rivedetevi tutti i film… O magari tutti tranne Spider-Man 3 e i due Amazing: avrete un senso di chiusura, di passaggio di consegne

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