BACK TO THE BASICS: il blog

  1. INTERPRETARE BATMAN di Luigi Riggio

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    Cinema e Fumetti
    By aver2330 il 21 Sep. 2013
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    Senza offesa per Ben Affleck, che adoro come attore e come regista non sembra male, ma onestamente come Batman non ce lo vedo. Alcuni, tuttavia, sostengono che il difficile è interpretare Bruce Wayne...
    Vediamo se è vero. Il capostipite fu Michael Keaton: Tim Burton ebbe il merito di fornire la giusta atmosfera, mentre lui diede sia a Bruce Wayne che a Batman una sua impronta. Onestamente, non vedo un Bruce Wayne memorabile, e le due facce del personaggio godono di un sano equilibrio. La trama, effettivamente, è molto esile, ma Keaton, Kim basinger e quel gigante di Jack Nicholson valgono il vedere e rivedere il film.
    Si replica con "Batman- IL Ritorno", dove Bruce non cambia di molto, ma Michelle Pfeiffer ci regala la miglior Catwoman dai tempi di Julie Newmar (non me ne voglia la buon'anima di Herta Kitt, ma aveva il "difetto" di essere nera); anche Danny DeVito è molto convincente nei panni del Pinguino. Forse inferiore al precedente, ma anche questo film viene promosso. Ma ancora non si vede un Bruce Wayne che "prevale" su Batman... Passiamo a "Batman Forever": grande cast anche qui, ma con due distinguo: alla regia abbiamo Joel Schumaker e come Cavalier Oscuro il testimone passa a Val Kilmer. Finalmente Wayne inizia a dimostrare qualche debolezza, soprattutto perchè viene posto quasi davanti allo specchio grazie alla presenza di Dick Grayson (Chris O'Donnell). Anche Gotham City cambia, e si fa più animata e colorata. Onestamente il film è inferiore ai precedenti, ma mi sento di promuovere Kilmer, anche per via della "crisi d'identità" (invero appena accennata)... E passiamo all'apostata, al rinnegato... "Batman & Robin". E' stato detto che quello di Kilmer è il più debole, ma di questo cosa si deve dire? In una parola: "Yawn". Nè Bruce e nè il suo alter ego passano alla storia (ma manco al film). Passano gli anni, e di un nuovo Batman non se ne parla, forse perchè "bruciati" da George Clooney... Fino a Christopher Nolan (regista) e Christian Bale (Bruce Wayne/Batman). La trilogia di Nolan ci mostra finalmente Bruce Wayne come persona, ed il suo percorso come Batman, dalla morte dei genitori fino alla sua (apparente?) dipartita. Finalmente qui è un Bruce Wayne "umano", con cui possiamo fare il lungo cammino iniziato con "Batman Begins" e finito con "Dark Knight Rises" (per ovvie ragioni mi rifiuto di pronunciare il titolo italiano). Finalmente viene anche dato lustro anche ad Alfred, interpretato da Michael Cane e Anne Hataway rinverdisce i vecchi fasti (quelli della Newmar per intenderci...).
    Il dubbio, però, rimane: è più difficile interpetare Batman o Bruce Wayne? In fin d...

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    Last Post by aver2330 il 21 Sep. 2013
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  2. L’OMBRA CHE CAMMINA…SULLO SCHERMO! di Pietro Zerella

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    Cinema e Fumetti
    By aver2330 il 29 Aug. 2013
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    Fin dagli albori della sua storia, il Cinema è stato in perenne caccia di personaggi da offrire in pasto al pubblico. Per placare questa insaziabile voracità ha sottoposto ad un autentico saccheggio la letteratura mondiale ( da quella più popolare a quella più colta) , fagocitando opere immortali e modesti canovacci. A un certo punto si è accorto che esisteva un altro vastissimo serbatoio a cui attingere, quello dei “Fumetti” . Eroi per “definizione”, i personaggi dei comics rappresentavano una immensa opportunità di coinvolgere un pubblico adolescenziale e quelle classi, all’epoca, meno acculturate che erano cresciute leggendo le strisce sindacate sui quotidiani. Ben presto, approdò al cinema una nutrita pattuglia di eroi del fumetto. Ad aprire le danze fu Flash Gordon che dal 1936 in poi fu protagonista di tre serie decisamente godibili. Abbiamo parlato di serie non a caso. I “serial”, infatti erano costituiti da lunghissime storie a puntate spezzettate in episodi di una ventina di minuti, che venivano proiettati in coda a un film di lunghezza media. Inderogabilmente ogni episodio finiva con un cliffhanger, una situazione in cui l’eroe o i suoi amici si trovavano ad un passo dalla sconfitta e in immediato pericolo di morte. Ciò spingeva gli spettatori a ritornare al cinema per vedere il seguito in cui, con grande disinvoltura, tutto si risolveva in pochi attimi prima dell’inevitabile nuova minaccia fatale. Il successo di Flash Gordon(interpretato da un credibile Larry “Buster” Crabbe) fu tale da spingere altre Case di Produzione a provarci. Arrivarono le Avventure di Capitan Marvel interpretato da Tom Tyler, il Batman incarnato da Lewis Wilson, Capitan America(Dick Purcell) e Superman (Kirk Alyn). E arrivò anche quello che sarà il protagonista di questo breve articolo: The Phantom!! Nato, sotto forma di striscia sul quotidiano New York American Journal il 17 febbraio 1936, The Phantom (Conosciuto in Italia come l’Uomo Mascherato) fu creato dallo sceneggiatore Lee Falk (già autore del fortunato Mandrake the Magician) e realizzato graficamente dall’ottimo Ray Moore. Avvolto da un alone leggendario e ritenuto immortale, The Phantom combatteva il male in tutte le sue forme. In realtà da quando nel lontano 1586, il solo superstite dello spietato massacro operato dai pirati Singh nel golfo del Bengala, aveva giurato di consacrare la propria vita e quella dei suoi discendenti allo sterminio della pirateria, il “titolo” era stato trasmesso di generazione in generazione. Gli unici al corrente di questo passaggio di testimone erano i pigmei Bundar che ribattezzarono l’eroe con l’appellativo di “Ombra che cammina”. Ad affiancare l’attuale Phantom c’era la inevitabile fidanzata, Diana Palmer, che, contravvenendo alle reg...

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    Last Post by aver2330 il 29 Aug. 2013
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  3. LA FANTASCIENZA GIAPPONESE DAGLI ANNI 50 AD OGGI di Fabrizio Leporini

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    Le profonde ferite subite dal popolo giapponese durante il secondo conflitto mondiale hanno lasciato tracce nelle produzioni, spesso di carattere fantascientifico, che han caratterizzato gli anni seguenti. Non è raro trovare simili riferimenti nei fumetti, nei film e nei prodotti di animazione prodotti dal 1950 ad oggi.
    Dalla paura e devastazione delle bombe nucleari, sganciate nel 1945 su Hiroshima e Nagasaki, scaturisce un vero e proprio genere filmografico che si trasforma fin da subito in una vera e propria denuncia contro l’uso scellerato dell’energia nucleare. Protagonisti di questi film sono dei mostri mutati dalle radiazioni.

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    Il più conosciuto, e capostipite, di questi Kaiju è Godzilla. Nato come remake del film americano Il risveglio del dinosauro, Godzilla ottiene un grandissimo successo entrando di diritto nella mitologia nipponica e generando una serie di film che percorre un periodo che va dagli anni 50 del secolo scorso, il primo film è del 54, ad oggi. Grosso dinosauro marino dell’immaginaria razza dei Gojirasauri, sopravvissuti all’estinzione, viene potenziato e reso più forte da delle radiazioni scaturite dagli esperimenti nucleari, permettendogli persino di generare una concentrazione di plasma che poi usa come raggio d’energia. Risvegliatosi mutato dalla scelleretazza umana, egli avanza minaccioso fino Tokyo riducendola in un mare di fiamme. Solo l’intervento dello scienziato Serizawa, grazie ad una potentissima bomba di sua invenzione chiamata Oxygen Destroyer, riesce a fermare ed ad uccidere il mostro in uno scontro subacqueo. Serizawa si lascierà morire sul fondo dell'oceano, affinchè una simile arma in mano alle persone sbagliate non possa essere usata per scopi distruttivi proprio come con l'energia nucleare.
    Tra i vari cloni che scaturiscono nelle produzioni successive degno di nota è sicuramente Gamera, l'ultimo rappresentante di una colossale specie di cheloni alto 80 metri e pesante 120 tonnellate. Ibernato al Polo Nord per millenni, un'esplosione atomica lo risveglia facendolo diventare gigantesco e invulnerabile donandogli la capacità di volare come un razzo a propulsione e sputare fuoco dalle sue fauci dotate di due grosse zanne.
    Altro tema spesso toccato da questo genere è la difesa della natura sempre più distrutta dalla cupidigia e dalla miopia umana orientata allo sfruttamento incontrollato di risorse. Di questo filone va ricordato Motha (Mosura), mostro di indole pacifica simile ad una grossa falena che si ribella agli uomini quando vengono rapite le due fatine con cui vive.
    Dai kaiju si sviluppa anche un genere che, pure se non strettamente legato alla denuncia degli orrori atomici o alla devastazione della natura, ha svariati punti di contatto: i ...

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    Last Post by cristofaro il 7 July 2013
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  4. SUPERMAN, L'UOMO D'ACCIAIO- di Luigi Riggio

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    Cinema e Fumetti
    By aver2330 il 26 June 2013
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    Prima di vedere il film, ero perplesso dal gran numero di star messe sul piatto e dalle voci che giravano sul personaggio come rifugiato... Ieri tutti i miei dubbi si sono sciolti. Certo, non è l'origine classica del personaggio, ma è comunque aderente e simile al reboot che ha fatto ultimamente la Dc. Viene persino mostrato come Clark si sia dovuto adattare pian piano ai suoi poteri e uno sparazzzo del viaggio intorno al mondo che fece dopo aver abbandonato la natia Smallville, su cui a malapena Mark Waid ha gettato una luce.
    Russel Crowe è un ottimo Jor- El, e anche se indugia un pò troppo sul lato "gladiatore" quand'era vivo (meno male che era uno scienziato), in fase "eco" ha un certo humor. Kevin Costner, pur avanti negli anni, è bravo ad interpretare Jonathan Kent: aldilà di quanto mostrato nei fumetti, non dev'essere stato facile crescere Kal- El, vedere i suoi poteri manifestarsi, comne anche i suoi dubbi... Al momento della morte, poi, ammetto di esserci rimasto: aveva un qualcosa di solenne (anche se, con il senno del poi, stereotipato). Amy Adams assomiglia poco a Lois Lane, ma regge comunque il ruolo (stavolta Margot Kidder non è stata rimpianta più di tanto). Brava anche Diane Lane nel ruolo di Martha. Passiamo al piatto forte: Henry Cavill. Dopo Christopher Reeve, IL Superman, dopo Dean Cain, ottimo Superman televisivo, ecco finalmente qualcuno che riesce a reggere il manto, come non era riuscito al troppo spaurito... Come si chiama?... Ah si, Brendan Routh. (Ok, sono troppo cattivo, ma ce l'ho con Synger).
    In alcune espressioni, nel suo modo di parlare, mi ricordava tanto la buon'anima. Unici nei Pete Ross e Perry White: il primo sembra il nipote di Philip Seimour Hoffman... Voglio dire, era il miglior amico di Clark!! Vi costa troppo tratteggiarlo come si deve, magari facendolo bianco? (ogni riferimento a Smallville NON è puramente casuale, anche se il personaggio mi piaceva) Poi, Non per essere razzista, ma è un dato di fatto che Perry è bianco: volete farmi credere che non c'è un bravo attore bianco cui affidare il ruolo? Il Perry White primigenio penso sia morto, Lane Smith è sicuramente morto, ma parmi che Frank Langella sia vivo... Non era tutto da buttare Returns! Tornando a noi, vorrei anche un vostro giudizio: i film Dc che sto vedendo (praticamente il ciclo di Batman e questo) mi sembrano più "veri" rispetto a quelli della Marvel. Sarà l'influsso della Disney, ma con tutti i loro lati positivi, Spider- man e soci non mi danno la stessa impressione di "realtà", pur essendo dei film ben fatti (almeno la maggior parte di loro)... Sono io o sono loro? Voglio dire... A parte la già citata infanzia di Clark, il suo g...

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    Last Post by aver2330 il 26 June 2013
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  5. ROBBY IL ROBOT : UNA STAR DI METALLO di Pietro Zerella

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    Il sogno più o meno inconfessato di ogni attore è quello di garantirsi l’immortalità entrando nell’immaginario collettivo. Quello che andremo ad omaggiare in questo articolo è un attore “atipico” ma non per questo privo di una sua grandezza mediatica…..Il suo nome è Robby ed è un Robot!. Creato e realizzato dall’ingegnere americano Robert Kinoshita, Robby vide la luce il 1° luglio del 1955 negli Studios della Metro-Goldwin-Mayer di Culver City, in California. Era praticamente una sorta di scatolone con gli arti, alto circa 2 metri e pesante 300 libbre. L’intera operazione costò 125000 dollari (cifra considerevole per l’epoca): l’animazione fu affidata ad un “mago” degli effetti speciali, Glen Robinson, mentre per l’interpretazione vocale venne scelto un attore di buon talento, Marvin Miller. A guardarlo l’androide non aveva nulla di eroico anzi risultava goffo e grottesco, eppure sarebbe diventato una delle icone della “Science Fiction” cinematografica. Una parte del successo, probabilmente, fu dovuta ad una precisa scelta autoriale. Robby, infatti, rappresentò la prima applicazione sul grande schermo delle celeberrime tre leggi della robotica elaborate da Isaac Asimov che, brevemente, ricordiamo:

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    1) Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
    2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge
    3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purchè questa autodifesa non contrasti con la Prima e la Seconda Legge.
    Il successo di Robby è indissolubilmente legato alla sua interpretazione ne “Il Pianeta Proibito” (Forbidden Planet- USA\1956), film tratto dal romanzo omonimo di W.J. Stuart (liberamente ispirato a “La Tempesta” di William Shakespeare) e diretto da Fred M. Wilcox.

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    Ricordiamone a sommi capi la trama:
    Una spedizione guidata dal comandante Adams (Leslie Nielsen) atterra sul pianeta Altair 4 alla ricerca del gruppo di esploratori terrestri atterrato su quel mondo venti anni prima. I superstiti sono pochissimi: il dottor Morbius (Walter Pidgeon), uno scienziato un po’ megalomane, la giovane figlia di questi, Altaira (Anne Francis) e un robot tuttofare denominato affettuosamente “Robby” (in questo film animato da Frankie Darro). Sul pianeta sono rimaste tracce evidentissime degli antichi abitatori, i Krel...

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    Last Post by Pietro Zerella il 14 June 2013
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  6. IL RITORNO DI AKIRA di Christian M. Scalas

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    Alla fine anche qui è uscito fuori dalla cerchia degli Antidiluviani.
    L'impatto visivo rimane inalterato. È lo stesso effetto che mi ha fatto rivedere Blade Runner dopo 25 anni. Sarà perché in questo tempo l'ho rivisto decine di volte, quindi non è come rivedere Jeeg o Astrorobot e sorridere di ogni ingenuità che si rivela solo oggi. I conti con la trama risultante dall'adattamento del manga li ho fatti a suo tempo, e tra tutti gli adattamenti cinematografici resta uno dei miei preferiti, uno dei migliori film di fantascienza di sempre. Possiamo, oggi, discutere della qualità del character design? Del fatto che in certe inquadrature il viso di Kei sembra quasi non distinguersi da quello di Kaneda? Oppure dell'inespressivitá del Colonnello in alcuni mezzobusto? Secondo me no, è inutile, lana caprina che niente togle alla potenza visionaria offerta dall'impatto sonoro-visivo-cromatico. Ventitre anni fa, poco prima della mia prima visione, su una vhs copiata da una registrazione fatta alla prima nipponica, in lingua ed interamente virata in verde (grazie alle donzelle dell'allora fanzine Yamato) ho smadonnato all'idea che il finale fosse stato suggerito ad Otomo da quel folle di Jodo per poi ricredermi.

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    Ben poco altro va aggiunto al catartico "watashi wa Tetsuo" se non le sequenze in bianco e nero che seguono e su cui di abbatte il suono di Shoji Yamashiro.
    Un discorso a parte, ed interamente in negativo, merita l'edizione italiana, a partire dal doppiaggio sino al costo del biglietto d'ingresso per questa edizione del 25nnale. Un tempo avevamo una scuola di doppiaggio inarrivabile, oggi c'è solo tanta tristezza. Le voci sono quanto di peggio si potesse ottenere, di gran lunga peggiori della prima edizione prodotta dalla Eagle Pictures, che pure tagliò il formato, l'inizio e la fine per far bastare il poco di pellicola a loro disposizione per le VHS.
    Arriviamo, infine, al costo: 10€, oggi, sono troppi ed hanno tenuto lontano da questa proiezione ben più di un appassionato. A questo si aggiunge, all'UCI Cinemas di Cagliari la cafonaggine e la mancanza di rispetto, di chi ha acceso le luci appena è iniziata la scena finale, con gli inservienti che hanno subito invado le corsie delle poltroncine spingendo la gente a spostarsi.


    Edited by aver2330 - 14/10/2013, 16:04
    Last Post by aver2330 il 6 June 2013
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  7. DIVERGENZE TREK di Pietro Zerella

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    Cinema e Fumetti
    By aver2330 il 3 June 2013
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    Inevitabilmente, l’uscita nelle Sale di Into Darkness, secondo capitolo della rinata saga di “Star Trek, riporterà in auge le discussioni tra coloro che volevano una continuazione della linea tracciata nei precedenti capitoli della ormai lunghissima sequenza cinematografica e coloro che vedono il cambiamento come fonte di ritrovata vitalità.
    Dopo l'orribile “La Nemesi” (ultimo , infelice episodio cinematografico) , Star Trek era letteralmente defunta e la pessima riuscita dell’ultima interpretazione trekkiana ,’Enterprise” aveva chiuso la bara con i chiodi.
    L'orizzonte sembrava occupato da nuvole nere e il futuro prometteva tempesta. Poi, era arrivato un omino dall'aspetto banale., J.J. Abrams che non si dichiarava "trekker" duro e puro, non bazzicava per le Conventions e non si era mai vestito da Klingon. J. J ha sempre manifestato con onestà, la sua predilezione per gli Skywalker e la sua relativa freddezza per il mondo Kirk e soci. Eppure è stata proprio questa non militanza ad aver dato al nuovo Star Trek il giusto input. Un "vero credente" non avrebbe sopportato mentalmente la necessità di rivoltare, come un cappotto sdrucito e consunto, l'intera epopea e avrebbe accettato, con rassegnata riconoscenza, un Data\BeFour con le rughe sempre più profonde, un Ryker ancora più imbolsito ed una Deanna Troi in versione "vecchia babbiona". Fortunatamente , l’omino di cui sopra. non ha avuto questi eccessi di “fanatismo” e utilizzando un espediente (Quello della linea temporale alterata) non originale ma assolutamente funzionale e assolutamente compatibile con la “Scienza” trek , ha , rifondato il mito Senza tentennamenti, usando una spada mascherata da fioretto, ha spazzato via 40 anni di "Storie" sconvolgendo lo status di uno "Star Trek Universe" troppo auto -referenziale, che si é nutrito del suo stesso corpo fino a spolparlo La bravura dell’autore ha, però, permesso che tutto fosse ancora riconoscibile ! Kirk é come doveva essere, un giovane irruento e scapestrato eppure predestinato, a partire dalla miracolosa nascita, a diventare un ufficiale della Starfleet Fin dall’ inizio del film nel palmo delle sue mani sono già impresse le stimmate del comando che lo porteranno a diventare il leggendario capitano dell'Enterprise. Nel frattempo vive i dolori della crescita e soffre il confronto con un padre troppo eroico da sopportare. (Aspetto che nessuno dei film “classici” aveva mai indagato) . Spock) è ben "costruito" soprattutto nei suoi rapporti con la controversa societa di Vulcan (se non ci sono i sentimenti perché tanto razzismo nei suoi confronti?) E' bello vedere uno Spock, in costruzione in cui la dicotomi...

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    Last Post by cristofaro il 4 June 2013
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  8. RAY HARRYHAUSEN : IL MODELLATORE DI SOGNI di Pietro Zerella

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    Cinema e Fumetti
    By aver2330 il 27 May 2013
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    Siamo nell’Antica Grecia. Gli intrepidi eroi guidati da Giasone sono impegnati nella ricerca del mitico vello d’oro. L’impresa non è facile, sul loro cammino si frappongono una serie di creature mostruose: l’Idra dalle sette teste, Talos, una gigantesca statua di bronzo che riprende vita al loro cospetto e lo spettrale esercito di scheletri viventi generato dai denti della stessa Idra. Gli Argonauti (Jason and the Argonauts di Don Chaffey- 1963) è con ogni probabilità il più bel film mitologico di tutti i tempi.

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    Senza la magia di un uomo, però, gli impavidi guerrieri non sarebbero arrivati da nessuna parte.
    Quell’uomo si chiamava Raymond Frederick “Ray” Harryhausen!
    Esistono passaggi che segnano per sempre la vita di una persona. Il tredicenne Ray (era nato a Los Angeles il 29 giugno 1920) , in compagnia della zia entra in un cinema per assistere alla proiezione di King Kong. L’impatto emotivo è “devastante”, il ragazzo viene letteralmente rapito dalla magia degli effetti speciali che il grande Willis O’ Brien ha elaborato per la pellicola. Si informa su tutto e comincia cercare una sua via, costruendo dinosauri di argilla che anima in garage, dinanzi alla cinepresa 16mm appena comprata. La sorte gli dà un piccolo aiuto: a scuola conosce la nipote di O’Brien che lo presenta al maestro. Durante la guerra realizza una serie di cortometraggi con protagonista Mamma Oca che gli valgono un incarico alla Warner (Segnalato da Willis O’Brien che lo vuole al suo fianco) per il suo primo vero lavoro cinematografico : Il Re dell’Africa- (1949). Gli effetti speciali di questo film consegneranno ad O’Brien l’Oscar ma quasi tutta l’animazione è opera, è di Harryhausen. La tecnica utilizzata per animare sullo schermo gli spaventosi dinosauri e le gigantesche scimmie del film aveva un nome preciso : “stop motion” . Il dinosauro da animare era un “modesto” pupazzo alto circa cinquanta centimetri e possedeva una sorta di scheletro snodabile di legno o di alluminio, ricoperto di lattice o gommapiuma. Il pupazzo veniva posto su un fondale e successivamente mosso riprendendolo con una cinepresa a passo uno fotogramma per fotogramma, fino a raggiungere l’impressione del movimento. Un’opera monumentale di abilità e di pazienza se si tiene presente che ogni secondo di pellicola è composto da 24 fotogrammi, ognuno dei quali doveva essere realizzato dopo impercettibili movimenti fatti a mano. Le cose, già di per sé non facili, si complicavano ulteriormente quando era necessaria l’interazione con un attore. Sia ne Il re dell’Africa che nel successivo “Il Risveglio dei Dinosauri” (1953), Harryhausen adottò la te...

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    Last Post by aver2330 il 27 May 2013
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