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  1. Plot! ovvero piccoli consigli per sceneggiatori e lettori di Alan Moore

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    By aver2330 il 21 Dec. 2023
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    Una cosa su cui [...] può essere utile meditare è ciò che una trama non è.
    Una trama non è il motivo centrale della storia, o la ragione principale per cui la storia esiste. E' qualcosa che viene inserito più per rafforzare l'idea che fa da fulcro alla storia e i personaggi che vi sono coinvolti, piuttosto che per "regnare" su questi elementi. Progettare uno schema narrativo che proceda meccanicamente in linea retta non è per niente difficile[...].
    Quel che è difficile invece, è ideare una trama che riesca a provocare una reazione più forte di "E allora?".
    Perchè "E allora?" è una specie di incantesimo che rivelerà all'istante se le vostre idee di trama possiedono veramente quanto serve per riuscire a raggiungere il pubblico e a comunicargli qualcosa.

    L'Uomo Gamma evade dalla prigione in cui era rinchiuso e si aggira fuori controllo spinto dal desiderio di vendetta nei confronti del suo arci-nemico, l'Uomo Veramente Tosto. Dopo un lungo combattimento, l'Uomo Veramente Tosto capisce che se riuscirà a separare l'Uomo Gamma dai raggi gamma che sono la fonte del suo potere, il suo avversario si indebolirà e sarà battuto. Così fonde alcuni tubi di piombo presenti nell'officina idraulica che fa per caso da teatro alla loro battaglia, e rovescia il piombo fuso sull'indistruttibile Uomo Gamma, che immediatamente si blocca, immobile come una statua, lasciando vincitore l'Uomo Veramente Tosto.
    E allora?

    l'Uomo Veramente Tosto è preoccupato perchè i suoi poteri stanno gradualmente scomparendo, proprio quando sei numeri dopo, l'Uomo Gamma si libera di colpo dal blocco di piombo che lo imprigionava, cercando subito tremenda vendetta. Ma entro la fine del numero la rarissima attività solare che aveva causato la sua temporanea perdita dei poteri è cessata, permettendo al nostro eroe di fare il mazzo all'Uomo Gamma e quindi confinarlo al centro della Terra.
    E allora?

    L'Uomo Veramente Tosto è innamorato della donna delle pulizie che gli rimette in ordine la fortezza segreta, ma non osa chiederle di sposarlo, perchè questo potrebbe fare di lei un bersaglio per i suoi nemici.
    E allora?

    Viene comunemente spesa quella che a me appare come una quantità sproporzionata di sforzi nell'ideare trame assurdamente elaborate che coinvolgono dozzine di personaggi, senza che queste abbiano rilevanza alcuna con nient'altro che con sè stesse.
    Prendete un fumetto contemporaneo medio e avvicinatelo all'orecchio e potrete quasi sentire il rumore del processo al lavoro: plot, plot, plot, plot, plot, plot, plot, plot, plot...

    (A. ...

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  2. "QUI COMINCIA LA SVENTURA..." CENTO ANNI FA

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    Il 1917 fu un anno buio per il nostro Paese. L'impegno nella Grande Guerra era diventato davvero oneroso e sembrava che la sconfitta fosse ormai dietro l'angolo. Di conseguenza la voglia di ottimismo, di vedere un futuro più roseo e migliore era grande.
    In quell’anno nasce sulle pagine de Il Corriere dei Piccoli, il Signor Bonaventura che diventa subito uno dei protagonisti della rivoluzione operata, per l’epoca, da questa rivista.
    Quando infatti debuttò, nel 1908, non c’erano altre riviste per ragazzi che ospitassero storie a fumetti, erano infatti presenti solo illustrazioni. Il Corriere, invece, pubblicava fumetti, dapprima importati dagli Stati Uniti e modificati in modo da non avere i balloon ma delle didascalie, poi anche di autori italiani. ll Signor Bonaventura fu pubblicato per la prima volta proprio nel 1917 e fu un successo così grande che divenne ben presto una presenza fissa della rivista per quasi cinquant’anni.
    Il suo creatore era Sergio Tofano, in arte Sto, nato a Roma il 20 agosto 1886, e morto il 28 ottobre 1973 sempre nella Capitale.
    Discendeva da una famiglia napoletana nella quale condanne a morte, carcerazioni, latitanze ed esilio per attività risorgimentali erano stati la norma fin dalla Rivoluzione Napoletana del 1799. Una famiglia nella quale era stato sempre presente l’amore per la libertà, per la giustizia e per l’arte.
    Figlio di un magistrato, conseguì la laurea in lettere con una singolare tesi sul ruolo del 'brillante' nel teatro italiano, e si avviò a una carriera di disegnatore e caricaturista firmandosi Sto. Fu anche attore, commediografo e regista.
    Ogni episodio del nostro eroe cominciava con la strofa: “Qui comincia la sventura del signor Bonaventura”. Si narravano infatti le sue vicende che cominciavano sempre con una disavventura (per esempio va a dormire dimenticando di chiudere la chiave del gas) che però per caso si tramuta in un colpo di fortuna che gli fa guadagnare ogni volta un milione (nel nostro esempio il signor Bonaventura apre frettolosamente le finestre perchè manca l’aria e finisce per sventare una rapina).
    Le storie si svolgono in un luogo indefinito e sono raccontate sempre in rima da didascalie che descrivono le vignette. Il segno è stilizzato, quasi caricaturale che rende le storie ancora più irreali, facendo entrare il Signor Bonaventura di diritto nel mondo delle favole. Tanto che qualche critico non ha esitato a definirlo l’”ultima maschera della commedia dell’arte”.

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    La prima storia di Bonaventura ci m...

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    Last Post by aver2330 il 6 Nov. 2017
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  3. Raccontiamo Walt Disney-parte seconda di Ermelinda Tomasi

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    Dall’infanzia di Walt passiamo all’adolescenza. Ancora una volta un trasferimento della famiglia: da Kansas City a Chicago dove il padre acquistò le azioni di una fabbrica che produceva gelatina.
    Qui, Walt iniziò a frequentare la McKinley High School e la sera, invece, continuava la sua passione per il disegno alla Chicago Art Institute. All’età di sedici anni decise di entrare nell’esercito, ma la sua richiesta fu rigettata perché ancora minorenne.
    Tuttavia, si unì alla Croce Rossa e inviato in Francia come autista di ambulanza che era stata camuffata (inverosimilmente) dalle sue vignette per depistare il fronte nemico.

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    Ritornato negli Usa, decise di intraprendere la carriera artistica, ma i suoi sogni sono ancora ben lontani dal realizzarsi come egli sperava perchè, per il momento, nessuno era interessato ad assumerlo come vignettista.
    Suo fratello Rob venne in suo aiuto e gli trovò lavoro, tramite un suo collega, al Pesmen-Rubin Art Studio dove si occupava di inserzioni per giornali, riviste e cinema.
    Lì, incontrò Ubbe Iwerks, un vignettista, con il quale decise di iniziare un’attività commerciale (la Iwerks-Disney Commercial Artists) che, però, fu di breve durata. Dopo un inizio incerto, Walt prese la decisione di lavorare alla Kansas City Film Ad Company per guadagnare un po’ di soldi; più tardi, si unì anche Ubbe che, da solo, non riusciva a gestire la compagnia.
    Walt si occupò di inserzioni che riguardavano le animazioni che venivano ricreate ritagliando le sagome dei protagonisti (o altro) (cut-out animation)e da lì egli iniziò a interessarsi all’animazione. Il proprietario della compagnia gli permise di prendere in prestito una telecamera dal lavoro e fare allenamento con essa a casa.
    Walt cambiò idea sul tipo di animazione da sviluppare dopo aver letto il libro di Edwin G. Lutz Cartoni animati: come vengono realizzati, la loro origine e il loro sviluppo. Infatti, si convinse che l’animazione realizzata su carta lucida (cel animation) era molto più promettente e stimolante.
    Walt decise, così, di intraprendere la carriera di animatore aprendo una propria compagnia di animazione e assumendo il suo primo impiegato, Fred Harman, co-produttore alla Kansas City Film. Insieme produssero i primi cartoni animati con il titolo di Laugh O Grams mettendosi in affari con il proprietario del teatro locale, Frank L. Newman, uno showman molto popolare all’epoca, che mise a disposizione il suo stabile per la proiezione dei cartoni di Walt che, naturalmente, ebbero molto successo nei dintorni del Kansas; con il ricavato dei soldi Walt aprì un suo proprio studio (Laugh O Grams) assumendo nuovi animatori, tra cui il fratello di Fred Harman, Hugh Harman, Rudolf Ising e l’amico Ubbe.
    Ancora una...

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    Last Post by aver2330 il 20 Aug. 2015
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  4. Walt Disney I parte - di Ermelinda Tomasi

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    In occasione dell’uscita al cinema di due eventi collegati alla figura di Disney (ne parlerò alla fine della recensione) quale momento migliore per parlare di lui e del suo impero incentrato sull’intrattenimento, sulla fantasia e sui sentimenti genuini.
    Walt Disney (nome completo Walter Elias Disney) nacque il 5 dicembre del 1901 a Chicago nell’Illinois da padre di sangue irlandese e da madre tedesca.
    Il nonno paterno, Arundel Elias Disney, era nato in Irlanda ed era il discendente di Robert d’Isigny, di origine francese, che era giunto in Inghilterra con Guglielmo il Conquistatore nel 1066. Molto probabilmente, Disney deriva proprio dal nome anglicizzato di Isigny che, con la sua famiglia, si era trasferito in un villaggio della contea di Lincolnshire: Norton Disney.
    Nel 1906, Walt e la sua famiglia si trasferirono in una fattoria costruita sul terreno che il fratello Roy aveva acquistato a Marceline, nel Missouri.
    Walt qui iniziò a mostrare il suo talento per il disegno che si trasformò in passione grazie al dottor Sherwood, in pensione, che gli commissionò dei disegni a pagamento del suo cavallo di nome Rupert.
    Un’altra passione di Walt erano i treni. Egli, spesso, accostava l’orecchio sulle rotaie per sentire l’arrivo del treno. Infatti, Marceline era vicino la linea ferroviaria di Atchison, Topeka e Santa Fe. Suo zio, Michael Martin, era un macchinista che lavorava sulla linea tra Fort Madison, Iowa e Marceline. Walt, successivamente, ebbe un lavoro a contatto con le ferrovie vendendo giornali, popcorn e bibite ai viaggiatori.
    Il primo approccio, invece, con il cinema avvenne con uno spettacolo in bianco e nero sulla crocifissione e risurrezione di Gesù.

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    La famiglia di Walt si trasferì nuovamente, a Kansas City; qui, egli frequentò, con la sorella Ruth, la Benton Grammar School dove conobbe Walter Pfeiffer il quale proveniva da una famiglia di appassionati del teatro che lo avvicinarono al mondo del vaudeville (intrattenimento di carattere popolare in cui si mischiava la commedia burlesca con canti e balli) e al cinema. Walt, a scuola, imitava il suo idolo Charlie Chaplin o raccontava storie ai suoi compagni contemporaneamente illustrandole sulla lavagna.
    Il sabato, Walt frequentava la Kansas City Art Institute dove poteva continuare gli studi di disegno.
    Suo padre, però, non era molto d’accordo con le sue scelte, ma Walt ebbe al suo fianco sua madre e suo fratello Roy che lo incoraggiarono sempre di perseguire i suoi sogni.
    Insomma, un Walt poliedrico le cui passioni si rispecchieranno nei suoi film d’animazione futuri.
    A proposito delle due prossim...

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    Last Post by aver2330 il 21 July 2015
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  5. BUON COMPLEANNO SPIRIT - di M. Menichini, R. Manzoni, A. Verdicchio

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    By aver2330 il 9 Mar. 2015
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    William Erwin Eisner, conosciuto come Will Eisner, è uno dei maggiori esponenti della nona arte, un gigante del fumetto.
    Nasce a Brooklin il 6 marzo del 1917, un periodo storico drammatico, un contesto sociale carico di contraddizioni.
    Si debbono alla sua familiarità con l'espressione pittorica la narrazione adulta e il passaggio dalla dalla striscia alla tavola. La sua storia ci aiuta a comprendere gli elementi cruciali che determinarono le scelte pionieristiche in ambito narrativo e la spinta costante verso una crescita artistica, fattori determinanti per l'evoluzione del fumetto moderno. Nato in una famiglia ebrea, da padre austriaco e madre rumena, svilupperà un forte attaccamento per queste figure parentali rappresentative di aspetti diversi e complementari dell'animo umano. Il padre, pittore, lavora come scenografo in un teatro Yiddish newyorchese, incoraggia il figlio nel percorso di espressione artistica. La madre, per contro, costituirà quella che William descriverà come un'ancora alla realtà e agli aspetti più semplici della vita. E così l'arte di Eisner in questa eterna spola tra l'idealità e la concretezza scandaglia, interpreta e rappresenta l'animo umano in tutte le sue più mature declinazioni.
    Uno dei premi più prestigiosi al mondo porta il suo nome, Eisner è un precursore e viene ricordato per avere reinventato il genere, è un pilastro, una figura imprescindibile del fumetto contemporaneo. Ricorse alle onomatopee, ai baloon e alle didascalie in modo da rendere fluida la narrazione e superare la staticità costitutiva della striscia. Anche per quanto riguarda i temi abbiamo a che fare con una rivoluzione, i suoi racconti sono veri, fatti di povera gente che abita i sobborghi e le periferie fatiscenti, la sua è la rappresentazione di un'America devastata dal conflitto mondiale e dall'identità frammentata. Rispetto ai suoi contemporanei Eisner osa togliere la benda dagli occhi del lettore, sfida il suo desiderio di evasione e lo riporta alla realtà del suo tempo.
    The Spirit fu creato nel 1940, per quindici anni le avventure del detective mascherato apparvero su un grandissimo numero di quotidiani, supplementi domenicali e comic books degli Stati Uniti. Il nome gli fu suggerito dall'editore della Quality Comics che pensava a un personaggio che avesse una qualche origine metafisica.

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    Dal suo quartier generale sotto il cimitero di Wilwood, dove sarebbe stato sepolto il suo alter-ego, the Spirit combatte contro il male, nella sua città e in qualsiasi altro angolo del mondo.
    Ma chi è the Spirit? Dietro la sua maschera si cela Denny C...

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    Last Post by aver2330 il 9 Mar. 2015
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  6. IL MONDO DI MAFALDA I PUNTATA: Mafalda la contestataria di Monica Menichini

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    By aver2330 il 15 Nov. 2014
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    Quella in cui nascono le sue prime strisce è un'epoca di profonde tensioni Joaquín Salvador Lavado Tejón, in arte Quino, realizza uno spaccato impietoso della realtà sociale dei suoi connazionali. Per farlo si avvale di un personaggio dalla simpatia disarmante, al contempo delicato e battagliero.
    Disegnata con pochi tratti dall'incredibile impatto espressivo, Mafalda è un simbolo di protesta ancor prima di essere un capolavoro del fumetto, incarna un ideale di pace universalmente condiviso.
    La sua semplicità ha conquistato il mondo e ancora oggi, a distanza di mezzo secolo dalle prime pubblicazioni, continua ad essere la bambina irresistibile di sempre.
    La striscia racconta le ristrettezze della Buenos Aires post peronista e le condizioni in cui versa la politica internazionale durante guerra fredda.
    La sua divulgazione richiese uno sforzo non indifferente, a ognuna delle venti lingue in cui fu tradotta fu chiesto di adattarla alla realtà del proprio Paese mantenendone inalterato umorismo e spirito critico. A dimostrare la riuscita di questa mastodontica operazione fu il successo improvviso e oceanico della striscia, tanto emblematico del suo tempo da spingere Umberto Eco a definirla “il personaggio degli anni Settanta1
    Mafalda non si spiega come l'umanità non sia riuscita nel corso della storia a realizzare un modo più efficace per organizzare il mondo.

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    Il suo stupore è contagioso, pagina dopo pagina le ingenue perplessità della bambina tornano le nostre, anche il lettore si riappropria della sua innocenza e si cala in quell'immaginario ricolmo di possibilità che è il mondo di Quino. Come non domandarci come sarebbe diversa la vita degli esseri umani se tutti collaborassimo al miglioramento delle condizioni del pianeta, se ci rapportassimo gli uni agli altri nel rispetto di una vera democrazia? I conti proprio non le tornano.
    Mafalda guarda la realtà come a un gioco di costruzioni, è disposta a fare a pezzi l'oggetto del proprio interesse per comprenderne l'incastro e identificare un modo più efficace di ricomporlo.
    Tanti sono gli aspetti contraddittori del mondo che la circonda e la sua attenzione irriverente non risparmia niente e nessuno, a cominciare dai suoi genitori.
    Angel, anonimo impiegato di una compagnia assicurativa e Raquel, casalinga, abitano nel centro di San Telmo, (al 371 di Via Cile, a due passi da quella che era l'abitazione di Quino a Buenos Aires all'epoca della creazione della striscia).
    Qualora la giovane coppia avesse contato sulla nascita della figlia per coronare l'idillio romantico sarebbe rimasta spiazz...

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    Last Post by aver2330 il 15 Nov. 2014
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  7. Quale rivoluzione? di Malatempora (M. MENICHINI & R.P. MANZONI

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    By cristofaro il 21 Sep. 2014
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    QUALE RIVOLUZIONE?



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    Dal numero zero distribuito in cartaceo nei GameStop e nelle Fnac di tutta Italia e scaricabile in formato digitale su Multiplayer.it, al tam tam del popolo della rete, passando per le conferenze promozionali delle fiere del settore, Orfani è il fumetto che in Italia ha visto l'operazione commerciale più clamorosa di sempre. Una campagna pubblicitaria che è andata ben oltre il periodo di lancio del prodotto. Quella della miniserie di Recchioni è una promozione costante, un martellamento mediatico che viene alimentato continuamente con fattori non sempre ascrivibili al mondo del fumetto.
    L'impressione di molti dei lettori Bonelliani, affezionati allo stile narrativo più classico, dopo l'uscita del primo numero è stata piuttosto freddina, ha serpeggiato una certa perplessità per il ruolo assunto dalla sceneggiatura e sono pochi quelli tra loro che hanno completato la collezione della prima stagione.
    Questa impressione risulta in aperto contrasto con l'entusiasmo delle nuove generazioni, il racconto per immagini, rappresentato al meglio da un team di disegnatori e coloristi sapientemente assortito, raggiunge lo scopo di catturare il pubblico dei nuovi lettori.
    E fino a qui si tratta di uno dei tanti casi di contrapposizione generazionale, un pretesto per far affiorare quel conflitto latente che è sempre esistito e che si fa più marcato in quest'epoca di i-phone e di tweet.
    Il fumetto fantascientifico interamente a colori, nasce con l'ambizioso proposito di adottare un linguaggio nuovo, fruibile non solo dai lettori di sempre, ma anche, e soprattutto, dal pubblico che col fumetto ha meno familiarità che con i videogiochi e con le grandi produzioni cinematografiche. Un genere di transizione, volto a catturare l'attenzione senza pretendere di conservarla a lungo, un albo che si beve, con pochi dialoghi ai quali si accompagna l'immediatezza dell'azione.
    Se è vero che Orfani è un fumetto discreto e rivolto a un grande pubblico, quale è allora la rivoluzione?

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    La rivoluzione c'è, è innegabile. Prima dell'avvento di questa testata in Bonelli si parlava poco, al di fuori dell'ambiente fumettistico, degli artisti che contribuivano alla creazione dei suoi fumetti, anche quando si trattava di lavori d'eccellenza. Con Orfani sembra che non si possa parlare del prodotto senza necessariamente in...

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    Last Post by aver2330 il 3 Oct. 2014
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  8. CARMINE INFANTINO: UN “PAISA’” TRA LE NUVOLE di Pietro Zerella

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    Se chiedete ad un fan di super eroi di elencarvi i suoi disegnatori preferiti, con tutta probabilità il suo nome non verrà citato. Eppure, Carmine Infantino può essere a giusta ragione considerato uno dei più grandi artisti che abbiano popolato il mondo della nona arte. La sua figura si staglia come quella di un autentico colosso del settore per la sua capacità di abbinare talento e professionalità, doti che lo portarono a diventare uno dei capisaldi dell’industria dei Comics. Julius Schwartz Il direttore generale della National (l’antesignana della DC Comics) di lui ebbe a dire: “Ogni giorno sedeva al tavolo e faceva due pagine, sempre perfette. Carmine Infantino nasce a New York nel quartiere “italiano” di Brooklyn il 24 maggio 1925.


    Il cognome ne “tradisce” le origini. Il papà, Pasquale "Patrick" Infantino è un musicista che, per sbarcare il lunario durante la “Grande depressione” , si è riciclato come idraulico , la mamma Angela Rosa Della Badia arriva invece da Calitri, in provincia di Avellino, Spinto da una naturale predisposizione al disegno, il piccolo Carmine fin dalla Junior High si mette a disegnare personaggi come Little Orphan Annie e Dick Tracy. Questa vocazione lo porta a fare delle scelte di vita ben precise e ad iscriversi alla School of Industrial Art,(che, in seguito diventerà una ben più prestigiosa “ High School of Art and Design”) situata nel cuore di Manhattan. Sotto la guida di Harry "A" Chesler, uno dei migliori esponenti della cosiddetta Golden Age del fumetto, Infantino continua la sua crescita artistica. Gli inizi della sua carriera fumettistica sembrano seguire una trama classica : come parecchi altri della sua generazione, comincia realizzando numerosi lavori come aiutante fantasma di artisti già affermati (Matite, inchiostri e persino lettering) per vari editori. Fortunatamente per i giovani disegnatori dell’epoca, il mercato è in grande espansione e per riempire le numerose pagine dei loro albi, gli editori pongono ben pochi paletti.


    Nel 1942, la prima piccola svolta : con Frank Giacoia, compagno di scuola e amico di vecchissima data , approda su Jack Frost, fumetto non epocale della Timely Comics (che attraverso diverse tappe successive è destinata a diventare l’odierna Marvel). In quel momento, Carmine prova una forte attrazione per l’opera di Mort Meskin (talentuoso disegnatore che lasciò presto il fumetto per la pubblicità) ma, inevitabilmente, apprezza anche le opere di quei due geniacci che si chiamano Joe Simon & Jack Kirby. Contemporaneamente, comincia a studiare anche artisti “classici” come...

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    Last Post by aver2330 il 14 July 2014
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  9. LA VERGINE DELLA “JUNGLA” di Pietro Zerella

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    By aver2330 il 6 July 2014
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    Stelio Fenzo nasce a Venezia il 3 settembre 1932. A conferma del suo indubbio talento, frequenta fin da ragazzo il gruppo dell'Asso di Picche, animato da Artisti come Hugo Pratt, Mario Faustinelli e Alberto Ongaro Il suo esordio è estremamente precoce: nel 1948 pubblica i suoi primi fumetti sul Giornale illustrato. .E’ solo l’inizio di una brillante carriera che lo vedrà subito dopo collaborare con “Il Vittorioso” Dopo qualche anno trascorso in Gran Bretagna, in cui realizza storie di guerra per la Fleetway e storie rosa per la Thompson. , Fenzo ritorna in Italia all'inizio degli anni Sessanta. In quel periodo si mette in luce coi suoi lavori per Capitan Moko, e Kiwi, personaggi che erano stati creati da Pratt. Tuttavia il successo vero e proprio arriverà grazie al fenomeno esploso alla fine di quel decennio : il fumetto erotico. . Anche Fenzo parteciperà alla invasione delle “edicole italiche” grazie alla sua Jungla. Questa paladina della giustizia, degna erede spirituale de “La Pantera Bionda”, diventerà presto la sua icona più famosa. Inserita, a pieno titolo nella categoria delle Jungle Girls rappresenta un raro esempio di tarzanide erotica in senso stretto. il sottotitolo di questa serie “La Vergine africana” sembrerebbe smentire immediatamente questa osservazione ma, a ben vedere, la componente sessuale era abbastanza palese!. Dal 1968 al 1971, la ErreGi di Renzo Barbieri pubblica 58 numeri( e un supplemento).
    I testi sono di Paolo Trivellato e Loredana D’Este e i disegni di un ispirato Stelio Fenzo (la cui opera sarà continuata in un secondo tempo da Mario Cubbino). Le copertine, di grande impatto visivo, vengono affidate prima allo stesso Cubbino e in seguito ad autentici specialisti come Leandro Biffi e Carlo Jacono.,


    La vicenda era ambientata nell’alto Congo nei dintorni di Nassau. L’ origine di Jungla era abbastanza semplice e molto simile a quella di molte sue “colleghe. La madre Liuba, morente, l’aveva abbandonata in fasce e lo stregone Tatoo l’aveva raccolta e cresciuta come una figlia . Morto il padre adottivo, la ragazza era divenuta una vera e propria giustiziera delle grandi foreste, tanto sinuosa e fisicamente dotata quanto implacabile coi malvagi e determinata a conservare la sua illibatezza. Tra i suoi nemici c’erano il sanguinario Wan Stiller, il sordido Luft e tutta una schiera di mercenari, avventurieri senza scrupoli, trafficanti d’armi, scienziati nazisti e criminali d’ogni sorta che pur odiandola per ciò che rappresentava non potevano fare a meno di concupirla. Tuttavia nessuno di loro riusciva a coglierne la virtù finendo, anzi, per rimanere vittima della sua inesorabile vendetta. Era proprio questa...

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    Last Post by [email protected] il 21 Feb. 2016
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  10. IL MAESTRO E L'ALLEVO: VALORE ICONICO di Luigi Riggio

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    By aver2330 il 25 June 2014
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    Oggi è arrivata in fumetteria una statuetta dedicata a Nightwing, e nel mio cervello è riemersa la solita considerazione: Dick Grayson è per i giovani quello che Batman è per i grandi.
    Mi spiego: il Cavaliere Oscuro è uno dei tre Mammasantissima dell'universo Dc e persino Superman ne ha paura (più o meno); una volta, Clark e Lois dovevano andare ad una festa in maschera, e lui non voleva uscire visto che era vestito proprio da Batman "Lui mi ucciderà". E, rispondendo alle rimostranze della consorte che gli rammentava che era impossibile visto che era fatto di energia (era il periodo "blu"), risponde: "Fidati. Lui può.". Durante "Incubo di una Notte di Mezza Estate", il Pipistrello si confonde con le ombre e Superman fa: "J'onn, tu riesci a vederlo? [...] Neanch'io. Ma come fa?"; una volta un ladro abbandonò l'idea di una rapina perchè... "Non mi hai detto che il colpo è a Gotham. BATMAN lavora a Gotham!"; ulteriore dimostrazione della sua pericolosità è il fatto che durante la saga "Torre di Babele" furono i trucchi che il Pipistrello aveva a suo tempo elaborato che consentirono a Ra's Al Ghul di mettere in ginocchio la Justice League. Chiunque intenda fare l'eroe a Gotham ha il suo benestare, oppure è meglio che cambia città. Niente di strano quindi che il suo pupillo non sia da meno: come Robin è stato il primo aiutante del cavaliere Oscuro, nonchè la prima spalla di un supereroe adulto e con i Titans ha aperto la strada a tutti gli altri "giovani eroi"; le sue doti lo pongono all'altezza del suo mentore, e ha qualcosa che quest'ultimo non ha... E' uno sciupafemmine (involontario)!! Infatti tra le conquiste di Dick figurano Barbara Gordon, Starfire, la Cacciatrice, Flamebird, Mirage (in un futuro alternativo), ha avuto persino un quasi abboccamento con Jesse Quick e Selina ci ha provato con lui (anche se solo per far ingelosire Batman); dopo la saga "JLA/Titani", mentre attraversava una stanza, le ragazze mormoravano "Guarda che occhi", "Guarda che spalle", "il sedere...!".
    Lo stesso Wally West non ha esitazioni a dire che è lo "sciupafemmine dei Titani". Proprio il gruppo che ha contribuito a fondare ha fatto di lui un leader, e nessuna formazione che funzioni o voglia funzionare può prescindere da Dick Grayson; proprio in virtù del suo carisma è bastata la sua comparsa a mettere fine alla scaramuccia tra la JLA e i Giovani Titani.
    Se Dick Grayson ha come modello Batman, Tim Drake ha come modello lui. Nessuno degli altri è mai riuscito ad essere come lui: lo stesso Superboy, quando ha fatto coppia con Dick ha ammesso di sentirsi in so...

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    Last Post by aver2330 il 25 June 2014
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