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  1. Mater Morbi – Roberto Recchioni e Massimo Carnevale - Recensione di Francesca Sperelli

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    By aver2330 il 30 Dec. 2014
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    “Cos’è che ci uccide? Il tempo passato o la strada percorsa?”

    Premessa: non leggo Dylan Dog.
    Se mi fosse passato accanto Recchioni, non avrei avuto le palpitazioni, non mi sarei sbracciata a salutarlo, né lo avrei tempestato di domande sul prossimo numero.
    Oggi posso dire di aver incontrato il secondo fumettista italiano, dopo Silver, a non starmi sui coglioni. Sì, non faccio sviolinate, io.

    Accarezzo la carta, vi struscio le dita per tastarne la finezza. Potrà sembrare un particolare di poco conto, ma per il feticista della carta lo spessore e la grana sono imprescindibili.
    In MM la carta è pregiata, non abbastanza spessa, però, come quella usata dalla Fandango per la stampa delle opere di Gipi.
    Mi permette comunque di osservare a occhio nudo le sfumature di colore senza ricorrere alla lente di ingrandimento ed è abbastanza ruvida perché le mie dita comincino a farvi le fusa.

    Il disegno. Erotismo, surrealismo, psicosi di bianco e nero.
    Gli occhi, cazzo, gli occhi sono tutto in questa storia.
    Gli infermieri richiamano i mostri di Silent Hill: ripresi dall’occhio di pesce, poi, conducono all’esaltazione.
    L’iperuranio lontanissimo, perfetto e immoto, il sottosuolo marcio di lacrime. Le forme costruite non dal chiaroscuro ma dal buio nelle ombre.
    Non vedevo un ossimoro disegnato in modo così brutale dai tempi di William Blake.
    E ho detto tutto.

    Arriviamo alla storia. Prima lettura: porca puttana. Seconda lettura: porca troia.
    Però… forse è il caso di elaborare meglio questi due elementari concetti…
    Per fortuna, l’apparente Eros e Thanatos della copertina viene clamorosamente smentito. In questa storia non c’è spazio per l’amore, se senti la frusta della “Madre di tutte le malattie” cantare.
    Dylan prigioniero di una nuova ossessione, di un incubo che non ha dimensioni umanamente misurabili. Dell’atomo opaco del male. Non è ammessa misericordia alcuna neanche nel corso di un’estemporanea anestesia. La tensione deve essere sempre altissima, il lettore deve mordersi le dita in attesa dell’epilogo.

    Leggendo per la terza volta MM, ho fatto ricorso alla sceneggiatura completa e originale. E anche qui l’ennesimo colpo di scena.
    Non è la prima volta che mi imbatto in una sceneggiatura, però, non ho potuto fare a meno di domandarmi se Recchioni stesse dirigendo un film o un fumetto (il termine “piano americano” non si usa di più nella fotografia o appunto nella cinematografia?). Inoltre, c’è un’accurata, meticolosa precisione sui particolari e come questi debbano disporsi nello spazio (“Fumetti o morte!”, “Il f...

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    Last Post by aver2330 il 30 Dec. 2014
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  2. DIMENTICA IL MIO NOME DI ZEROCALCARE - recensione di Francesca Sperelli

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    By aver2330 il 18 Nov. 2014
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    Dites-moi d’où il vient

    Enfin je serais où je vais

    Maman dis que lorsqu’on cherche bien

    On finit toujours par trouver.

    (Papaoutai- Stromae)



    “È difficile trovare una persona capace di rispettare  questo silenzio. Rispettarlo, ma anche riempirlo. Non lasciarlo alle ombre. Perché il silenzio è l’acqua in cui nuotano.”


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    È diventato famoso grazie al suo alter-ego dalle inconfondibili sopracciglia in compagnia di multiformi aspetti del suo carattere rappresentati sotto forma di cartoni animati, personaggi famosi o animali (“La profezia dell’Armadillo”, Bao Edizioni), per poi vederlo destreggiarsi in una ritratto della propria infanzia dolceamaro in “Un polpo alla gola”.

    L’abbiamo visto combattere, perdere, vincere lo sbattimento quotidiano nelle mitiche strisce di “Ogni maledetto lunedì su due” e, infine, rimanere perduto in un limbo nel corso di un’apocalisse zombie in “Dodici”.

    Dopo una frenetica attesa Zerocalcare regala ai suoi innumerevoli lettori un nuovo romanzo a fumetti, “Dimentica il mio nome”, sempre edito dalla Bao.

    Il libro è stato venduto anche in edizione speciale con copertina disegnata sempre da Zerocalcare ma i colori di Gipi, supremo maestro dell’acquerello in grado di illuminare perfino l’inferno.

    Tentare di descrivere la copertina variant non renderebbe l’immensità che ho provato.

    Dal punto di vista del disegno trovo vi sia molta più dinamicità e profondità delle scene d’azione perfino rispetto a “Dodici”, quando prima i personaggi rimanevano fermi a scambiare battute o immobili nello sfondo.

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    E adesso è il caso di tirare il freno a mano, mettere il motore a folle e tenere bene a mente che il viaggio dell’anima che si farà attraverso l’Autore e il suo amico armadillo richiede una non indifferente dose di coraggio oltre allo spegnimento del navigatore.

    Questa vita lascia i lividi, indubbiamente. E non è nemmeno tanto parsimoniosa nel tirare schiaffi, nel momento in cui la tua mente registra che sei sopravvissuto a una persona cara, specialmente poi se quella era il tuo sangue.

    Il nostro eroe di Rebibbia deve fare i conti con un gravissimo lutto, la perdita di quella che può essere considerata la sua Seconda Madre, Uguette.

    Oltre a tutto il carico di dolore che esso comporta, deve cercare di riempire silenzi che gridano all’interno del passato della propria famiglia, compiere un terribile viaggio alla (ri)scoperta d...

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    Last Post by Maria Grazia il 20 Nov. 2014
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  3. IL MONDO DI MAFALDA I PUNTATA: Mafalda la contestataria di Monica Menichini

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    By aver2330 il 15 Nov. 2014
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    Quella in cui nascono le sue prime strisce è un'epoca di profonde tensioni Joaquín Salvador Lavado Tejón, in arte Quino, realizza uno spaccato impietoso della realtà sociale dei suoi connazionali. Per farlo si avvale di un personaggio dalla simpatia disarmante, al contempo delicato e battagliero.
    Disegnata con pochi tratti dall'incredibile impatto espressivo, Mafalda è un simbolo di protesta ancor prima di essere un capolavoro del fumetto, incarna un ideale di pace universalmente condiviso.
    La sua semplicità ha conquistato il mondo e ancora oggi, a distanza di mezzo secolo dalle prime pubblicazioni, continua ad essere la bambina irresistibile di sempre.
    La striscia racconta le ristrettezze della Buenos Aires post peronista e le condizioni in cui versa la politica internazionale durante guerra fredda.
    La sua divulgazione richiese uno sforzo non indifferente, a ognuna delle venti lingue in cui fu tradotta fu chiesto di adattarla alla realtà del proprio Paese mantenendone inalterato umorismo e spirito critico. A dimostrare la riuscita di questa mastodontica operazione fu il successo improvviso e oceanico della striscia, tanto emblematico del suo tempo da spingere Umberto Eco a definirla “il personaggio degli anni Settanta1
    Mafalda non si spiega come l'umanità non sia riuscita nel corso della storia a realizzare un modo più efficace per organizzare il mondo.

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    Il suo stupore è contagioso, pagina dopo pagina le ingenue perplessità della bambina tornano le nostre, anche il lettore si riappropria della sua innocenza e si cala in quell'immaginario ricolmo di possibilità che è il mondo di Quino. Come non domandarci come sarebbe diversa la vita degli esseri umani se tutti collaborassimo al miglioramento delle condizioni del pianeta, se ci rapportassimo gli uni agli altri nel rispetto di una vera democrazia? I conti proprio non le tornano.
    Mafalda guarda la realtà come a un gioco di costruzioni, è disposta a fare a pezzi l'oggetto del proprio interesse per comprenderne l'incastro e identificare un modo più efficace di ricomporlo.
    Tanti sono gli aspetti contraddittori del mondo che la circonda e la sua attenzione irriverente non risparmia niente e nessuno, a cominciare dai suoi genitori.
    Angel, anonimo impiegato di una compagnia assicurativa e Raquel, casalinga, abitano nel centro di San Telmo, (al 371 di Via Cile, a due passi da quella che era l'abitazione di Quino a Buenos Aires all'epoca della creazione della striscia).
    Qualora la giovane coppia avesse contato sulla nascita della figlia per coronare l'idillio romantico sarebbe rimasta spiazz...

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    Last Post by aver2330 il 15 Nov. 2014
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  4. FIGLI UNICI E SORELLE ZITELLE

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    Fumetti Brutti
    By cristofaro il 6 Oct. 2014
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    E finimmo per parlare di fumetti brutti



    Episodio VI.I



    “Avviso”

    Questa puntata va in onda senza immagini per uno sciopero delle
    colonnine SOS sulla Salerno-Reggio Calabria, ci scusiamo con l’inconveniente.



    Questo episodio è sponsorizzato



    In nome di troll e di flame….

    Da una mezza idea di Stefano Artico , Roberto P Manzoni , Alessandro Fioroni



    Vi presentiamo:



    FIGLI UNICI E SORELLE ZITELLE :



    "noi non facciamo cadaveri, facciamo cabaret"...
    in un futuro post-apocalittico, dove zombiealienivampiri, hanno attaccato la terra, un gruppo di aspiranti comici d'avanguardia va in giro per le lande desolate con uno spettacolo d'arte varia intitolato:

    ridere oggi!



    Purtroppo lo spettacolo non riscuoteva il consenso di critica che meritava, ma il pubblico….
    Finchè non si aggiunse RINCO!

    Ed ecco a voi RINCO la storia di un eroe che dopo svariati combattimenti con gli zombi alieni la sua mente va il loop ripetendo sempre ad alta voce "se noi non facciamo cadaveri...che cacao facciamo?". Riuscirà il nostro eroe ha trovare la risposta giusta?
    Fine prima stagione.

    Terza stagione.
    che si intitolerà Ringo Boys, avrà due protagonisti, il biondo e il nero?

    La terza stagione sarà un tributo a Sergio Leone, Per un pugno di Ringo!

    Confusi? Ma anche senza.



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    Questa puntata è dedicata a Lorenzo Bartoli, uno che sapeva far ridere anche il “musone”.

    Roma, 7 aprile 1966 – 5 ottobre 2014

    alla prossima!

    Edited by aver2330 - 15/10/2017, 19:33
    Last Post by cristofaro il 6 Oct. 2014
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  5. ROMICS 2014 di MaxTheMax

    By aver2330 il 5 Oct. 2014
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    ROMICS 2014 Fiera di Roma : se la conosci la eviti ma se non puoi evitarla fa in modo che non ti uccida.
    Tecniche e tattiche di sopravvivenza urbana per uscire indenni dalla disorganizzazione di una pseudo-fiera del fumetto
    Ogni anno, o meglio ogni edizione, ci ricasco.
    Lascio la fiera l'ultimo giorno dell'edizione precedente con il ferreo proposito di non tornarci mai più, ma poi l'astinenza e la passione per il fumetto mi rifregano.
    Così, come da prassi anche quest'anno ho deciso di tornare a Romics, edizione Ottobre 2014.
    Sappiamo ormai tutti che le intenzioni degli organizzatori sono, stringi stringi, quelle di "riempirsi le tasche", puntando fondamentalmente su vendita degli spazi espositivi e biglietti da staccare. Gli uni e gli altri sono assicurati da una cosa principalmente, più che da mostre, eventi, anteprime o conferenze stampa varie: i Cosplayers, che in una botta sola assicurano presenze , movimento, colore e soldi.
    Orde di cosplayers per la precisione. E più sono le presenze maggiore sarà, oltre che l'incasso al botteghino, la richiesta a chi volesse affittare uno stand.
    Ma vista l'età media dei cosplayers sappiamo già che questi si concentreranno in massima parte tra Sabato e Domenica.
    Ora, accade spesso che per impegni di lavoro questi siano i giorni comunque più liberi nei quali ci si riesce a dedicare ai propri hobby e alle proprie passioni.
    Tuttavia, memore delle edizioni trascorse, passate a bestemmiare a denti stretti nel tentativo di farmi largo tra chiappe più o meno scoperte, tette più o meno al vento, asce, spadoni, orchi sudaticci e soldati di Darth Vader dal passo più scoglionato che marziale, questa volta ho puntato sul Giovedì, giorno di inaugurazione. Poi sono comunque tornato di Sabato, un po' perché è impossibile perdersi gli orchi sudaticci, un po' perché dovevo concludere delle importanti transazioni (eh si, sappiate che la Fiera è anche luogo di incontro per scambi e compravendite, maledetti ingurgitatori di Ramen al sorcio morto!!!).
    Vediamo come è andata.
    Giovedì staccato dal lavoro con strategico permesso alle 11.00 arrivo comodamente e senza traffico in venti minuti. Sorpresa positiva questa volta hanno aperto anche un secondo punto d'accesso all'ingresso Est. Di solito aprono solo il principale (il Nord) con conseguente intaso di parcheggio, file alle casse etc, etc.
    Troppo bello per esser vero, parcheggio immediatamente sotto la scala mobile d'ingresso, costo ticket parcheggio 5 euro - il solito- ma il parcheggio è comodo e facile in questo punto sia in entrata che in uscita quindi li pago volentieri, avendo comunque an...

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    Last Post by John_John il 7 Oct. 2014
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  6. Quale rivoluzione? di Malatempora (M. MENICHINI & R.P. MANZONI

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    By cristofaro il 21 Sep. 2014
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    QUALE RIVOLUZIONE?



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    Dal numero zero distribuito in cartaceo nei GameStop e nelle Fnac di tutta Italia e scaricabile in formato digitale su Multiplayer.it, al tam tam del popolo della rete, passando per le conferenze promozionali delle fiere del settore, Orfani è il fumetto che in Italia ha visto l'operazione commerciale più clamorosa di sempre. Una campagna pubblicitaria che è andata ben oltre il periodo di lancio del prodotto. Quella della miniserie di Recchioni è una promozione costante, un martellamento mediatico che viene alimentato continuamente con fattori non sempre ascrivibili al mondo del fumetto.
    L'impressione di molti dei lettori Bonelliani, affezionati allo stile narrativo più classico, dopo l'uscita del primo numero è stata piuttosto freddina, ha serpeggiato una certa perplessità per il ruolo assunto dalla sceneggiatura e sono pochi quelli tra loro che hanno completato la collezione della prima stagione.
    Questa impressione risulta in aperto contrasto con l'entusiasmo delle nuove generazioni, il racconto per immagini, rappresentato al meglio da un team di disegnatori e coloristi sapientemente assortito, raggiunge lo scopo di catturare il pubblico dei nuovi lettori.
    E fino a qui si tratta di uno dei tanti casi di contrapposizione generazionale, un pretesto per far affiorare quel conflitto latente che è sempre esistito e che si fa più marcato in quest'epoca di i-phone e di tweet.
    Il fumetto fantascientifico interamente a colori, nasce con l'ambizioso proposito di adottare un linguaggio nuovo, fruibile non solo dai lettori di sempre, ma anche, e soprattutto, dal pubblico che col fumetto ha meno familiarità che con i videogiochi e con le grandi produzioni cinematografiche. Un genere di transizione, volto a catturare l'attenzione senza pretendere di conservarla a lungo, un albo che si beve, con pochi dialoghi ai quali si accompagna l'immediatezza dell'azione.
    Se è vero che Orfani è un fumetto discreto e rivolto a un grande pubblico, quale è allora la rivoluzione?

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    La rivoluzione c'è, è innegabile. Prima dell'avvento di questa testata in Bonelli si parlava poco, al di fuori dell'ambiente fumettistico, degli artisti che contribuivano alla creazione dei suoi fumetti, anche quando si trattava di lavori d'eccellenza. Con Orfani sembra che non si possa parlare del prodotto senza necessariamente in...

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    Last Post by aver2330 il 3 Oct. 2014
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  7. CARMINE INFANTINO: UN “PAISA’” TRA LE NUVOLE di Pietro Zerella

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    Se chiedete ad un fan di super eroi di elencarvi i suoi disegnatori preferiti, con tutta probabilità il suo nome non verrà citato. Eppure, Carmine Infantino può essere a giusta ragione considerato uno dei più grandi artisti che abbiano popolato il mondo della nona arte. La sua figura si staglia come quella di un autentico colosso del settore per la sua capacità di abbinare talento e professionalità, doti che lo portarono a diventare uno dei capisaldi dell’industria dei Comics. Julius Schwartz Il direttore generale della National (l’antesignana della DC Comics) di lui ebbe a dire: “Ogni giorno sedeva al tavolo e faceva due pagine, sempre perfette. Carmine Infantino nasce a New York nel quartiere “italiano” di Brooklyn il 24 maggio 1925.


    Il cognome ne “tradisce” le origini. Il papà, Pasquale "Patrick" Infantino è un musicista che, per sbarcare il lunario durante la “Grande depressione” , si è riciclato come idraulico , la mamma Angela Rosa Della Badia arriva invece da Calitri, in provincia di Avellino, Spinto da una naturale predisposizione al disegno, il piccolo Carmine fin dalla Junior High si mette a disegnare personaggi come Little Orphan Annie e Dick Tracy. Questa vocazione lo porta a fare delle scelte di vita ben precise e ad iscriversi alla School of Industrial Art,(che, in seguito diventerà una ben più prestigiosa “ High School of Art and Design”) situata nel cuore di Manhattan. Sotto la guida di Harry "A" Chesler, uno dei migliori esponenti della cosiddetta Golden Age del fumetto, Infantino continua la sua crescita artistica. Gli inizi della sua carriera fumettistica sembrano seguire una trama classica : come parecchi altri della sua generazione, comincia realizzando numerosi lavori come aiutante fantasma di artisti già affermati (Matite, inchiostri e persino lettering) per vari editori. Fortunatamente per i giovani disegnatori dell’epoca, il mercato è in grande espansione e per riempire le numerose pagine dei loro albi, gli editori pongono ben pochi paletti.


    Nel 1942, la prima piccola svolta : con Frank Giacoia, compagno di scuola e amico di vecchissima data , approda su Jack Frost, fumetto non epocale della Timely Comics (che attraverso diverse tappe successive è destinata a diventare l’odierna Marvel). In quel momento, Carmine prova una forte attrazione per l’opera di Mort Meskin (talentuoso disegnatore che lasciò presto il fumetto per la pubblicità) ma, inevitabilmente, apprezza anche le opere di quei due geniacci che si chiamano Joe Simon & Jack Kirby. Contemporaneamente, comincia a studiare anche artisti “classici” come...

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    Last Post by aver2330 il 14 July 2014
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  8. LA VERGINE DELLA “JUNGLA” di Pietro Zerella

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    By aver2330 il 6 July 2014
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    Stelio Fenzo nasce a Venezia il 3 settembre 1932. A conferma del suo indubbio talento, frequenta fin da ragazzo il gruppo dell'Asso di Picche, animato da Artisti come Hugo Pratt, Mario Faustinelli e Alberto Ongaro Il suo esordio è estremamente precoce: nel 1948 pubblica i suoi primi fumetti sul Giornale illustrato. .E’ solo l’inizio di una brillante carriera che lo vedrà subito dopo collaborare con “Il Vittorioso” Dopo qualche anno trascorso in Gran Bretagna, in cui realizza storie di guerra per la Fleetway e storie rosa per la Thompson. , Fenzo ritorna in Italia all'inizio degli anni Sessanta. In quel periodo si mette in luce coi suoi lavori per Capitan Moko, e Kiwi, personaggi che erano stati creati da Pratt. Tuttavia il successo vero e proprio arriverà grazie al fenomeno esploso alla fine di quel decennio : il fumetto erotico. . Anche Fenzo parteciperà alla invasione delle “edicole italiche” grazie alla sua Jungla. Questa paladina della giustizia, degna erede spirituale de “La Pantera Bionda”, diventerà presto la sua icona più famosa. Inserita, a pieno titolo nella categoria delle Jungle Girls rappresenta un raro esempio di tarzanide erotica in senso stretto. il sottotitolo di questa serie “La Vergine africana” sembrerebbe smentire immediatamente questa osservazione ma, a ben vedere, la componente sessuale era abbastanza palese!. Dal 1968 al 1971, la ErreGi di Renzo Barbieri pubblica 58 numeri( e un supplemento).
    I testi sono di Paolo Trivellato e Loredana D’Este e i disegni di un ispirato Stelio Fenzo (la cui opera sarà continuata in un secondo tempo da Mario Cubbino). Le copertine, di grande impatto visivo, vengono affidate prima allo stesso Cubbino e in seguito ad autentici specialisti come Leandro Biffi e Carlo Jacono.,


    La vicenda era ambientata nell’alto Congo nei dintorni di Nassau. L’ origine di Jungla era abbastanza semplice e molto simile a quella di molte sue “colleghe. La madre Liuba, morente, l’aveva abbandonata in fasce e lo stregone Tatoo l’aveva raccolta e cresciuta come una figlia . Morto il padre adottivo, la ragazza era divenuta una vera e propria giustiziera delle grandi foreste, tanto sinuosa e fisicamente dotata quanto implacabile coi malvagi e determinata a conservare la sua illibatezza. Tra i suoi nemici c’erano il sanguinario Wan Stiller, il sordido Luft e tutta una schiera di mercenari, avventurieri senza scrupoli, trafficanti d’armi, scienziati nazisti e criminali d’ogni sorta che pur odiandola per ciò che rappresentava non potevano fare a meno di concupirla. Tuttavia nessuno di loro riusciva a coglierne la virtù finendo, anzi, per rimanere vittima della sua inesorabile vendetta. Era proprio questa...

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    Last Post by [email protected] il 21 Feb. 2016
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  9. MERIEM LA CAVERNICOLA di Pietro Zerella

    By aver2330 il 26 June 2014
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    La presenza femminile sul pianeta fumetto è stata costante fin dagli albori della Nona Arte. Per svariati decenni, però, è stato un ruolo, tutto sommato, abbastanza marginale. Nella migliore delle ipotesi, le ragazze sono state delle comprimarie dell’eroe di turno. La svolta radicale avvenne con la comparsa delle prime super eroine in costume ma, soprattutto, con l’esplosione del fenomeno delle Jungle Girls, una pletora di bellissime ragazze “selvagge” che stuzzicavano l’attenzione del pubblico con la loro avvenenza. Una ulteriore evoluzione sarebbe avvenuta un paio di decenni dopo con l’ingresso in scena delle Space Girls, una legione di disinibite eroine interplanetarie che esercitavano il loro ruolo egemone invertendo in maniera clamorosa lo standardizzato rapporto maschio \femmina sino ad allora imperante.. La rivoluzione avviata dalle eroine galattiche sarebbe stata poi portata alle estreme conseguenze da una nuova tipologia femminile che faceva dell’ eccesso di fisicità una vera bandiera programmatica: le Bad Girls. Esiste un personaggio che in pratica ha fatto da ponte tra le “classiche” Jungle Girls e le “Ragazzacce” moderne: Cavewoman.


    La storia di Cavewoman comincia con Budd Root .un giovane artista americano (nato in Germania, nel 1958 in una base militare) che, grazie al nonno scopre l’esistenza dei fumetti e, affascinato da essi, frequenta una scuola di grafica mentre svolge il suo servizio tra i Marines. Il richiamo del fumetto è tanto grande da spingerlo ad abbandonare la carriera militare e a tentare un timido approccio al mondo dell’editoria. Il suo primo personaggio, James Gang (sceneggiato da James Robert Smith) passa inosservato ma Budd non si lascia intimorire dall’insuccesso e nel 1993 realizza il personaggio che gli darà la celebrità. La protagonista è una discinta ragazza americana dalle forme prorompenti. Si chiama Meriem Cooper e il suo nome è un chiaro omaggio a Merian C. Cooper regista e produttore di un film che ha segnato un’epoca : King Kong. Tutto iniziò in “Stranded in the Age of Reptiles!, primo numero di una miniserie (6 albi) della Basement Comics, uscita tra il dicembre 1993 e il giugno 1995 e totalmente realizzata da Budd. Meriem Cooper è nata in una cittadina dell’Oregon, Marshville, nel luglio del 1980 ed è figlia di Robert Cooper e di Gail Nicole Reiche. Quando papà Cooper muore in circostanze misteriose, la moglie sprofonda in una crisi depressiva dalla quale cerca di risollevarsi ricorrendo a farmaci e droghe. Ciò la porta a frequentare personaggi estremamente sgradevoli. Per amore di Meriem, in uno sprazzo di lucidità cerca di interrompere i rapporti con questo ambiente ma la cosa si ri...

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    Last Post by Max2 il 25 Jan. 2016
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  10. E FINIMMO PER PARLARE DI FUMETTI BRUTTI VI PUNTATA- di Cristofaro Iorio

    By aver2330 il 25 June 2014
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    E finimmo per parlare di fumetti brutti

    VI puntata

    “A V V I S O”


    A causa di uno sciopero dei doppiatori questo episodio andrà in onda sottotitolato.

    Questo episodio è offerto dall’associazione finti dentisti americani

    Dal più grande autore vivente e fonte d’ispirazione, un episodio intitolato

    E L S U P R E M O!



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    ehm, non questo

    questo:

    www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&es...403199630776712



    Era il periodo di massima espansione dell’Image, e quanto ci si divertiva, in mezzo a tanti fumetti coloratissi,bellissimi,issimi…
    LUI il genio, ebbe la brillante idea: Superman è figo, Punitore è figo, uguale Supreme!!



    Sì, il fumetto plurivincitore di premi Eisner nacque proprio in questo modo.
    Il Puniitore con i poteri di Superman e che combatte come Ken il guerriero, vi garantisco che fa pure i colpi di Ken. Già nelle prime storie affronta il suo Doomsday e…lo fa a pezzi!! Letteralmente!!! Poi arriva un “tale” autore inglese e ne esce il capolavoro che conoscete.

    Come si dice dai diamanti non nasce niente…..

    F i n e
    Nella prossima e sempre più inconsistente puntata:

    inserite una cosa a piacere.


    Edited by aver2330 - 26/6/2014, 12:03
    Last Post by aver2330 il 25 June 2014
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